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Orietta Petrignani

Orietta Petrignani: Oro

Artista per scelta, infermiera per passione. Da cinque anni ha iniziato a dipingere.

C’è un tempo per ogni cosa. «Mi gratifica riuscire a far vedere fuori quello che solo la mia pelle può sentire».

Orietta, perché hai scelto questo nome d’arte?

Ho scelto Oro perché dal mio nome ho voluto far uscire della luce. L’oro brilla per definizione. È un materiale nobile, prezioso. Volevo riscoprire le molecole di luce che mi appartengono. 

Come hai capito di dover trovare un tuo spazio creativo attraverso la pittura? 

Dipingo da quando sono bambina e trovo nella pittura una via per esprimere il mio punto di vista sulle cose. Capire che avevo bisogno di questa valvola di sfogo è stato un processo complesso che è iniziato cinque anni fa.

Lavoro a tempo pieno come infermiera, da tre anni mi occupo di dare assistenza a pazienti portatori di disabilità. 

Questa strada professionale ha in qualche modo acuito la mia sensibilità ed ha potenziato in maniera rilevante il mio grado di empatia verso gli stimoli esterni.

Dunque, mi sono permessa di trovare un tempo che fosse del tutto privato per imparare ad esprimermi con questo mezzo. Credo nel potere terapeutico della pittura, non come cura, ma come strumento per conoscere intimi abissi.

Sei una persona molto creativa: dipingi, scrivi poesie e reciti con la compagnia teatrale “Les Filles de la Lune”.
Quale è stato il lavoro di cui sei particolarmente soddisfatta?

Per quanto riguarda il teatro, ultimamente, abbiamo portato in scena “Las Mariposas Vuelan Todavìa“, uno spettacolo incentrato sul tema della violenza sulla donna in memoria delle giovani sorelle Mirabal che sono state violentate ed uccise negli anni 60/70.

Abbiamo portato lo spettacolo alla sede romana della Casa Internazionale delle Donne.
Un’esperienza che non si scorda facilmente. Sono iscritta all’associazione “Il Tempo delle Donne“.1

1 Associazione Il Tempo delle Donne, Arte | Il Tempo Delle Donne | Italia, sito. Accessed 18 September 2022
Scrivi poesie? 

Attraverso le scrittura parlo dell’amore assoluto. Mi piacerebbe pubblicare un libro, sto preparando il materiale.

Nel frattempo, ho partecipato ad alcune raccolte poetiche pubblicate dalla casa editrice Bertoni 2. Parlo di amore assoluto nel senso che cerco di rappresentare un amore incondizionato. 

Sono in costante ricerca dell’iconografia verbale di un amore senza condizioni.

2 Bertoni Editore“, sito 
L’amore genitoriale può talvolta essere l’iconografia di un amore incondizionato? 

Guarda, parlando di genitorialità, credo che non ci sia occupazione più ardua dell’impresa di essere genitori. Molto spesso si pensa di fare la cosa giusta per sé e per i propri figli, ma poi ci si rende conto che le infinite possibilità sono rimaste ancora tutte in campo. 

Si può rimanere a fissare in dei punti ciechi. Le soluzioni sembrano essere sempre meno, rispetto a quelle che sono in realtà. 

Avevo un rapporto stupendo con i miei genitori. Ho dedicato una poesia a mia madre, Elvezia, il suo nome era stato ispirato ad una marca straniera di conserve di pomodori, mi dissero i nonni. 

Le ho dedicato anche un ritratto su tela intitolato “Rondine”.
Prima che mia mamma se ne andasse, mio fratello, Saulo, le chiese in quale animale si sarebbe mai voluta reincarnare. Lei, con le ciglia aggrottate rispose esclamando: «Se potessi rivivere, rivivrei da Rondine.»

I miei colleghi infermieri mi hanno regalato un tatuaggio per il compleanno. Io ho scelto di tatuarmi una rondine.

Mia mamma era innamoratissima di mio padre Amarando. Lo so, abbiamo tutti dei nomi particolari in famiglia. 

Come mai hai iniziato a dedicarti all’espressione artistica solo cinque anni fa? 

Guarda in questi cinque anni ho faticato ed ho conquistato un tempo personale per dedicarmi a ciò che mi piace fare.

Sarò anticonvenzionale, ma la vita prende tempo per decadi. Siamo sempre impegnati a soddisfare le parti produttive delle nostre routine, giorno dopo giorno. Il lavoro, il matrimonio, i figli, poi i genitori quando i figli sono ormai grandi e cresciuti. 

Sembra che fermarsi sia un peccato mortale. Non è così. Fermiamoci.
Solo rimanendo ad ascoltare l’eco dei passi rimasti nelle scarpe, possiamo capire se stiamo seguendo la via giusta.

Ripeto, non amo definirmi artista. Credo che la pittura sia un mezzo per comprendere il mondo che vediamo dentro e quello che guardiamo fuori.

Sono molto orgogliosa che ora i miei figli apprezzano e supportano i miei lavori. Sono molto curiosi quando mi metto a lavorare su tele nuove. Credo che il mio bisogno creativo mi abbia permesso di ristrutturare anche la relazione con mio marito, dopo che i figli sono diventati grandi ed autonomi. 

Quale è il lavoro su tela al quale sei più affezionata?

Sono affezionata anche ai quadri che non ho dipinto. Questo per dirti che ogni quadro è una nuova esperienza, ricomincio daccapo ogni volta.

La serie che per mesi mi ha occupato la testa è quella in cui cerco di rappresentare i quattro elementi naturali. Credo che l’unione degli elementi fondamentali possa essere il filo conduttore per osservare ed interpretare in maniera soggettiva le parti che ho voluto rappresentare. Ho dipinto infine il quinto elemento, che secondo diverse interpretazioni dottrinali rappresenta ciò che trascende la dimensione reale. Oltre il tempo e lo spazio 3.

Non mi piace obbligare lo spettatore ad una sola interpretazione. Chi guarda può provare e vedere quello che vuole. 

3 Le opere realizzate e descritte da Orietta Petrignani sono: “Acqua“, “Aria“, “Fuoco“, “Terra“, “Oltre“. 
Referenze e Link:

Orietta Petrignani

Referenze e link: 
Associazione Il Tempo delle Donne, sito. 
 
Bertoni Editore“, sito. 

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