La realtà della vita e la sua fragilità temporale ha ripreso la priorità nel nostro quotidiano.
È troppo tempo che ci siamo sentiti e comportati come se fossimo invincibili, immortali e autosufficienti individualmente. L’insegnamento più grande è che dobbiamo condividere insieme nel rispetto di tutte le componenti della nostra vita: uomo, animali, natura, mari, cieli è ciò che ancora non conosciamo.
Soprattutto dobbiamo smetterla di modificare a nostro piacimento parti dell’insieme.
Questi sono pensieri ad alta voce, però come nostra consuetudine vorremmo dare il nostro contributo al presente.
Riportiamo una denuncia dell’USB che riguarda una delle possibili motivazioni del contagio estremo in Lombardia.
Un altro contributo, come sua consuetudine, scritto in maniera chiara e semplice ma di una veridicità estrema di Gino Strada sulla Sanità in Italia.
Un nostro suggerimento consiste nel invitarVi a proteggervi come potete dalla spettacolarizzazione del dolore, perché non è cronaca ma è uso di parti di informazione che servono ad alimentare la rabbia e la violenza fine a se stessa quindi solo dannosa.
Stiamo continuando nel nostro piccolo a contribuire distribuendo cibo e materiale di prima necessita a chi ne ha bisogno in questo momento che amplifica le loro difficoltà, in collaborazione con l’Associazione Sguardo al Futuro e al suo Banco Alimentare.
“Se dovessi fare il ministro reintrodurrei la dicitura Ministero della Sanità Pubblica.
Con me non ci sarebbero convenzioni con i privati. Non un euro.
Io sono per una sanità pubblica, di alta qualità e totalmente gratuita.
Per ri-costruirla non servirebbero nemmeno altri investimenti.
Bisognerebbe smettere di rubare.
Almeno trenta miliardi l’anno finiscono in profitto.
Quando una struttura sanitaria che dovrebbe essere ospitale con chi soffre diventa un’azienda in cui si gioca con i rimborsi e il pagamento a prestazione, si mette in atto un crimine sociale.”
Gino Strada
Coronavirus, USB: 18 lavoratori positivi al Covid-19 denunciano la Fondazione Don Carlo Gnocchi alla Procura di Milano
Milano, 24/03/2020 15:24
Con una denuncia depositata telematicamente alle ore 11:37 del 23 marzo 2020 presso la Procura della Repubblica di Milano diciotto lavoratori, quasi tutti positivi al Covid-19 e uno dei quali tuttora ricoverato all’Ospedale Sacco di Milano, hanno chiesto al PM di procedersi per i reati di diffusione colposa dell’epidemia del coronavirus di cui agli artt. 438 e 452 c.p., oltre che di altri reati in materia di sicurezza del lavoro nei confronti del direttore generale, del direttore sanitario e del direttore dei servizi medici socio sanitari dell’Istituto Palazzolo – Fondazione Don Carlo Gnocchi, oltre che del legale rapp.resentante dell’Ampast, la cooperativa di lavoratori socio sanitari che opera all’interno della struttura milanese.
I diciotto lavoratori, aderenti a USB, sono assistiti dall’avv. Romolo Reboa e dagli avv.ti Gabriele Germano e Massimo Reboa, titolare e componenti dello studio legale internazionale Reboa Law Firm molto impegnato nella difesa dei diritti sociali, che attualmente assiste anche molti familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano.
Nella loro denuncia i diciotto lavoratori (inizialmente erano ventuno, ma tre si sono ritirati per paura di ritorsioni datoriali), primo firmatario il fisioterapista Andrea Mastragostino, espongono fatti di estrema gravità: si afferma che i responsabili dell’Istituto Palazzolo – Fondazione Don Carlo Gnocchi, non solo hanno tenuto nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati dal Covid-19, benché ne fossero a conoscenza almeno dal 10 marzo, ma hanno anche impedito ai lavoratori l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza, invece di fornir loro idonei D.P.I. (Dispositivi Protezione Individuale).
“Con grande senso civico hanno voluto sottoscrivere la denuncia anche alcuni lavoratori negativi al tampone del Covid-19 pur sapendo di rischiare il posto di lavoro – ha dichiarato l’avv. Romolo Reboa – in quanto ritengono non si possa rimanere inerti allorché, in una struttura ospedaliera, si mette scientemente a rischio la salute dei lavoratori e dei pazienti. Si tratta di una struttura nella quale, per non perdere i contributi regionali e dei degenti solventi, i lavoratori denunciano vicende incredibili in una nazione evoluta, con lavoratori discriminati rispetto ad altri e centinaia di persone presenti all’interno esposte al contagio, mentre ci si pone all’esterno come benefattori, aprendo un probabilmente lucroso padiglione per malati di Covid-19”.
Significativo del dispregio della salute pubblica un passaggio della denuncia, ove si descrive la discriminazione tra i lavoratori, con quelli iscritti nei libri paga dell’Ampast soc. coop. costretti a portare a lavare a casa i propri vestiti infetti (e, quindi, esponendo al contagio centinaia di persone sui mezzi di trasporto), mentre quelli di dipendenti in busta paga e/o degenti presso la Fondazione Don Carlo Gnocchi venivano lavati e sterilizzati in loco: gli avv.ti Romolo e Massimo Reboa e Gabriele Germano nell’atto all’esame del P.M. ricordano a coloro che “hanno concorso in tale discriminazione epidemiologica, che i virus, come la morte, non fanno distinzione tra lavoratori ‘ufficiali’ e lavoratori ‘interposti’…”.
Unione Sindacale di Base