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Io leggo… e tu?

Sabato 27 marzo, dalle 19:45 
Rubrica mensile dedicata alla lettura 
A cura di Marco Abbondanzieri e Rosella Mucci 
Con la partecipazione straordinaria in video di tutti gli amici lettori 
 
Eccoci siamo al nostro secondo appuntamento per parlare ancora di libri e lettura. 
 
Questo mese noi vi raccontiamo la storia del libro e come è fatto un libro… e tu?
 
TU puoi essere il protagonista di un contributo video. 
 
Bastano 10 minuti dove ti presenti e parli di un libro che ti ha emozionato, chi lo ha scritto e perché ti è piaciuto tanto… dai che ci vuole… fai un video e spediscilo a calpurnia7102011@gmail.com o al numero whatsapp 3297244874. E sarai in diretta per la puntata sulla nostra pagina FB!

Io leggo… e tu? 

Avete perso il secondo appuntamento sulla lettura? Nessun problema! Guardate il video della direttaGrazie di averci seguito!!! 

I libri di stasera sono: 

· L’interesse superiore di Lucia Ceci 

· Niente di nuovo sul fronte occidentale di E. M. Remarque 

· Le nuove frontiere sulla condizione dei minori nei carceri e non solo di Antonio Turco 

· La vittoria maledetta. Storia di Israele e dei territori occupati di Ahron Bergman 

· Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu 

· Zorba il greco di Milos Kazantzakis 

· Mia amata Yuriko di Antonietta Pastore 

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Pietrangeli e le (sue) compagne

Sabato 13 marzo, dalle 19:45
Attenti al mondo che ci circonda, sabato 13 marzo ci dedicheremo alla appena trascorsa “Festa della Donna” ma, come ci piace fare, abbiamo scelto un modo poco convenzionale per raccontare una delle tante verità sulla metà rosa della nostra società. 
 
E proprio perché non si può pensare di parlare della “questione” donne dimenticandosi del presente e del passato più prossimo a noi, dobbiamo necessariamente soffermarci su alcuni degli aspetti che l’avvento del covid ha evidenziato: 
 
  • secondo l’Istat, durante il 2020 in Italia 444.000 persone hanno perso il lavoro. Oltre il 70% di loro sono donne
  • solamente a dicembre su 101 mila persone che hanno perso il lavoro, 99 mila sono donne, ovvero il 98%
  • dei 131 mila lavoratori contagiati sul posto di lavoro denunciati all’Inail, 7 su 10 sono donne. Di queste lavoratrici più del 40% ha tra i 50 e i 64 anni. Questo accade perché le donne sono occupate nei lavori più esposti al contagio: lavori di cura, di pulizia in scuole e ospedali, insegnanti e collaboratrici scolastiche; 
  • durante la pandemia le denunce dei centri antiviolenza sono aumentate del 74% rispetto allo scorso anno e crescono i femminicidi. Secondo il VII Rapporto Eures durante i mesi del primo lockdown l’80,8% delle vittime viveva con il proprio assassino. 
E allora perché basare la nostra diretta FB su un regista, oltretutto uomo? Semplicemente perché i ritratti di donna, degli uomini e della società che ci propone Pietrangeli negli anni ’60 sono in grado di farci riflettere sui numerosi cambiamenti che sono intercorsi e su ciò che invece, nonostante sessant’anni di storia, è rimasto immobile. 
 
Vi aspettiamo sabato 13 marzo alle 19:45, sempre sulla pagina FB dell’Ex Mercato Torrespaccata, per trascorrere un’ora insieme ragionando, chiacchierando e riflettendo ma sempre con il sorriso che ci contraddistingue.

Pietrangeli e le (sue) compagne 

Avete perso l’evento? Nessun problema! Guardate il video della diretta. 

Grazie a tutti!

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Canta che ti passa… Ma tu ci credi?

Sabato 06 marzo, dalle 19:45 
Evento di Ex Mercato Torrespaccata e Marco Abbondanzieri

«Sola me ne vo per la città» così recitava Nella Colombo nel 1945 a fine guerra. Era l’inizio di una stagione nuova, non soltanto per l’Italia provata da vent’anni di regime fascista prima e dalla seconda guerra mondiale poi, ma anche per la neonata canzone italiana che poteva esprimersi fuori dalle logiche della cultura imperante fino ad allora. «Sola me ne vo», ricordata anche come «In cerca di te», è di due autori già molto attivi prima del dopoguerra: Testoni e Sciorilli. La canzone risente dell’aria nuova che si respirava grazie alla liberazione e alla fine del conflitto, ed è vagamente ispirata alla musica d’oltre oceano, quella «musica degenerata» fortemente osteggiata dal fascismo e dal provincialismo italiano. 

Così diceva Carlo Ravasio in un editoriale sul Popolo d’Italia del 30 marzo 1928.
«È nefando e ingiurioso per la tradizione e per la stirpe italica riporre in soffitta violini e mandolini per dare fiato a sassofoni e percuotere timpani secondo barbare melodie che vivono soltanto per le effemeridi della moda. È stupido, ridicolo e antifascista andare in sollucchero per le danze ombelicali di una mulatta o accorrere come babbei ad ogni americanata che ci venga da oltreoceano».

Comunque in barba alle dichiarazioni e agli intenti dei vari portavoce del regime, in Italia si comincia a diffondere quella pratica chiamata canzone della fronda, un genere che irrideva al regime con non tanto velata ironia, canzoni come «Bombolo» o «Maramao perché sei morto» e la famosa «Crapa pelata» di G. Kramer si riferivano a personaggi politici e ai loro vizi e difetti. Dopo la breve stagione dello swing, musica tipicamente d’importazione statunitense, il Festival di Sanremo con la sua prima edizione del 1951, esattamente 70 anni fa, consacra quella che poi diventerà la tradizione della manifestazione stessa, un evento molto conforme al monocolore politico di quegli anni, dove l’imperativo era ricostruire e fondamentalmente dimenticare le tragedie della guerra, insieme alle responsabilità di chi quella guerra l’aveva voluta e cercata. «Grazie dei fiori» cantata da Nilla Pizzi, di Mario Panzeri e di Gian Carlo Testoni vince la prima edizione condotta da Nunzio Filogamo e disputata all’interno del Salone delle Feste del Casinò di Sanremo, trasmessa via radio.

L’anno dopo nel 1952 vince sempre Nilla Pizzi con una canzone che fa il verso alle nostalgie irredentiste, il San Giusto citato nel testo è il santo patrono di Trieste, e l’amore diviso è quello di due amanti separati dai confini italo sloveni. Per la cronaca Trieste ritornò italiana nel 1954. 

Nel corso degli anni la manifestazione sanremese divenne sempre più popolare, già nel 1954 la Neonata TV italiana iniziò a trasmettere, anche se non integralmente, le varie fasi della competizione canora, diventando man mano quel fenomeno sociologico che è ancora oggi oggetto di “chiacchiere” e studio. La banalità del circo sanremese, che negli anni ha visto avvicendarsi personaggi più o meno famosi, più o meno proponibili e tantomeno preparati, è ancora la caratteristica che muove la giostra. Fino ad arrivare al paradosso dell’anno del Covid dopo che teatri, cinema e altri luoghi di aggregazione restano chiusi con tutte le conseguenze che ne derivano per lavoratori e pubblico, personaggi che viaggiano a cifre da capogiro come compenso, si permettono il lusso di pretendere il pubblico in sala paventando abbandoni di cui nessuno rimarrebbe addolorato, tutto mentre il paese si scontra con la gestione di un’epidemia che ha trasformato la vita quotidiana delle persone minacciandone il benessere fisico, mentale ed economico. Un caso eclatante ogni anno, mossa questa ormai consueta che serve solo per alimentare interesse verso una performance vecchia ma ancora troppo importante per esser annullata o solamente mutata. 

Però la storia di Sanremo non è fatta solo di critiche, formalità ed evasione, è anche il volto anomalo e imprevedibile del nostro paese e, soprattutto, è stato il trampolino di lancio di tanti artisti che, anche se perdenti al festival, sono entrati a far parte dell’olimpo della canzone italiana e internazionale, il più emblematico è Vasco Rossi, arrivato ultimo alla sua prima esperienza festivaliera. Non mancano altri esempi come quello di Lucio Dalla. All’esordio del 1966 fu completamente ignorato, mentre qualche anno dopo con «4 marzo 1943» scritta con Paola Pallottino, raggiunse la vetta del successo. La canzone è fintamente autobiografica: Lucio era di Bologna e a Bologna non c’è mare. Quel motivetto suonato come uno stornello e che rifà il verso a brani più esplicitamente dedicati alla maternità, piacque a tanti, forse a tutti. Capace di trasmettere, nonostante l’Italia stesse soffrendo una delle peggiori crisi politiche ed economiche dalla fine del conflitto, speranza, coraggio e conforto attraverso la storia di una maternità involontaria di una novella coraggiosa “Maria” abitante del porto che, “con l’unico vestito ogni giorno più corto” mette al mondo il suo Gesù bambino. Lucio Dalla è uno degli esempi di maturazione artistica post successo sanremese, infatti dopo l’esperienza al festival, per anni si rifugia nella canzone impegnata prima, musicando i versi del poeta Roberto Roversi, poi diventando cantautore a tutto tondo dal 1977, per divenire successivamente quel fenomeno di massa che tutti rimpiangiamo un pochino. Da ricordare che eminenti esponenti del panorama musicale italiano non abbiano mai mosso i passi sul
palco dell’Ariston, solo per citarne alcuni: De Andrè, De Gregori, Guccini

La canzone d’autore viene sdoganata a Sanremo nel 1968 con la vittoria di Sergio Endrico e Roberto Carlos con il brano «Canzone per te» l’anno successivo alla tragica morte di Luigi Tenco

Altro punto di svolta importante sia per la canzone d’autore in sé, sia per l’industria discografica che parallelamente poteva proporre prodotti di semplice evasione, che la nascente canzone impegnata. Una dicotomia questa che, insieme ad altri fenomeni extra festival come l’Italian Prog la musica sperimentale, il Beat in fasi alterne e la ritrovata vena popolare e Folk dei primi anni ’70, ha permesso il progresso del mercato della musica nostrana altrimenti in crisi, con l’avvento e l’esplosione del 33 giri. A metà degli anni ’70 il festival conosce forse il punto più basso sia di ascolti che di qualità. Nel 1974 l’edizione viene trasmessa in differita e soltanto la serata finale in diretta a dimostrazione del calo d’interesse da parte del pubblico che in precedenza aveva affollato i luoghi del festival, e che ora si riduce a poche decine di persone. 

Dai fasti di Domenico Modugno, considerato il proto cantautore del dopoguerra, che nel 1958 a Sanremo con le braccia allargate inneggia a volare nel blu dipinto di blu, tutto prima che la lungimiranza di Nanni Ricordi & friend compiano il miracolo della scuola genovese, passando per
il fenomeno chiamato “Effetto Tenco” che fa mutare la canzone impegnata rendendola visibile ai più, tanto che Amilcare Rambaldi, l’ideatore del festival crea un contro festival intitolato proprio al cantautore morto. Tra tutte queste vicissitudini arriviamo ad oggi con il mediatico evento Festival di Sanremo che, oltre della canzone, si nutre di “chiacchiere”, “polemiche”, “finte querelle” pur di mantenere alta l’attenzione. Un gioco ormai consolidato e ben strutturato dai media, che resta, con i suoi 70 anni, specchio di un paese che fa fatica a maturare e a scrollarsi di dosso il suo atavico conformismo.

Scriveva Luigi Tenco nel suo ultimo messaggio prima di andarsene:
«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita.
Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno, ciao Luigi». 

Vi aspettiamo in live, sempre sulla nostra pagina FB. 

Canta che ti passa… Ma tu ci credi?

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San Valentino… a farlo il 14 sono capaci tutti

Sabato 13 febbraio, dalle 19:45
La vuoi provare la sensazione di festeggiare il San Valentino del giorno prima? 
 
Lo puoi fare solo con noi di Calpurniasabato 13 febbraio 2021 alle ore 19:45 mettiti comodo in poltrona, accendi il pc e collegati con la pagina fb Ex Mercato Torrespaccata e goditi quello che abbiamo preparato sul tema dell’amore. 
 
Ma perchè il giorno prima? Direte voi. 
 
Beh! Prima di tutto perché farlo il 14 sono capaci tutti e poi… perché no? 
 
Parleremo e canteremo l’amore… stai con noi… perché solo a Calpurnia si festeggia il San Valentino del giorno prima! 

San Valentino… a farlo il 14 sono capaci tutti 

Avete perso l’evento? Nessun problema! Guardate il video dell’evento sul tema dell’amore. ♥ 

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Io leggo… e tu?

Sabato 6 febbraio, dalle 19:45
Io leggo… e tu?
 
Ci vediamo sabato 6 febbraio alle 19:45 o giù di lì, sempre diretta Fb in rispetto di tutte le regole anti COVID-19.
 
Intanto guardate un po’!!!!!

Io leggo… e tu? 

La lettura, secondo noi, salverà il mondo. 
Questa è la nostra utopia. 

 
In questo primo appuntamento della nostra rubrica mensile “Io leggo… e tu?” abbiamo presentato la rubrica e la filosofia dietro di essa. 
 
Abbiamo trattato utopie e distopie nella letteratura, parlando dei libri che noi abbiamo apprezzato. 

Ringraziamo per il contributo lo scrittore Alberto Fiori. Ci ha letto un suo racconto: “Nessuna cura“. 

Grazie a tutti per aver partecipato all’evento in live!

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Lager. Ieri, oggi e domani?

Sabato 30 gennaio, dalle 19:45

Il 27 Gennaio è il “Giorno della Memoria“, per ricordare tutti i lager in cui siamo costretti a vivere.

Vi aspettiamo sabato 30 gennaio, alle 19:45, in diretta sulla nostra pagina FB.

Lager. Ieri, oggi e domani?

Se avete perso l’evento, potete guardare il video della diretta. 

Grazie a tutti per aver partecipato all’evento in live!

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Non abbiamo mai chiuso

Non abbiamo mai chiuso. Anche se quest’anno è stato doloroso, difficoltoso, sicuramente, ci ha dato la possibilità di imparare a comunicare in altro modo, quello che per i giovani oggi è normale. 
 
La lezione che abbiamo ricevuto è che i servizi primari, sanitari, scuola, acqua, luce, gas e la sicurezza sul lavoro devono essere gestiti dallo Stato perché in questo anno le mancanze del privato hanno creato dei danni irreparabili per la nostra vita. 
 
Siamo partiti a gennaio e febbraio con gli spettacoli dal vivo, poi non potendo più farli abbiamo continuato con le prove teatrali e musicali, ed abbiamo contemporaneamente collaborato con il banco alimentare “Uno Sguardo al Futuro“, insieme ad alcuni residenti di Torrespaccata abbiamo portato generi di prima necessità a tante persone. 
 
Quando si è potuto lavorare abbiamo migliorato gli interni dell’Associazione, inoltre abbiamo raggiunto una collaborazione con dei ragazzi che hanno una ditta di giardinaggio, che sono entrati in difficoltà perché più volte hanno subito furti ai loro furgoni ed ai loro attrezzi, lo scambio è stato: loro tagliano l’erba di un giardinetto del quartiere e noi ospitiamo i loro furgoni fino a che non verranno tempi migliori. 
 
Abbiamo ospitato il materiale della Libreria il Quadraro che ha chiuso, ed oggi collaboriamo con le dirette de “Il Cinema Parlante
 
Settembre ed ottobre abbiamo organizzato due spettacoli dal vivo e quando ci hanno chiuso al pubblico abbiamo iniziato con le dirette sulla nostra pagina Facebook, nel frattempo collaboravamo con un coro per far sì che potessero continuare con le loro prove in sicurezza dato che i nostri spazi sono molto grandi e semichiusi. 
 
Questo per far capire che la pandemia ci ha forzato ad avere un distanziamento “fisico e non sociale”. 
 
Questo è stato possibile usando le nuove forme, “per noi”, di comunicazione, con lo stesso spirito che abbiamo avuto da sempre. Competenza, professionalità, curiosità, condivisione del lavoro da svolgere, ed ognuno di noi ha svolto secondo la propria competenza il suo compito condividendola con gli altri cosicché siamo arrivati ad oggi che il gruppo è parte di noi. 
 
Ricordiamo con piacere che il legante di tutto questo è il nome gridato sempre da gennaio a dicembre, che i nostri vicini conoscono bene: “Damianoooooo” per noi è stato molto importante perché significa leggerezza, condivisione, amicizia e passione. 
 
La riuscita di tutto questo è dovuta ad una base culturale ed una passione molto forte. 
 
Questi pensieri ad alta voce che condividiamo è per dire che la cultura, la competenza, non possono essere messe all’angolo o a “tacere “ da nessuno, ne la pandemia, ne dai potenti. La dimostrazione è che tanti tanti tanti come noi nel nostro piccolo, hanno fatto sì che la luce sia rimasta sempre accesa. Anche se in alcuni momenti è stata più debole ma poi è tornata a splendere, non solo gli spettacoli, anche la scienza ha dato una prova oltre di competenza di maturità sociale riuscendo a dare a tutti noi la possibilità di combattere la pandemia in poco tempo. 
 
Non vediamo l’ora di tornare dal vivo fondamentalmente per due motivi: lo spettacolo dal vivo ha tutto un altro fascino, e l’altro che la pandemia ha perso la priorità.
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Caciara e Furria… da Roma a Catania tra Canzoni, Storie e Cantastorie

Sabato 19 dicembre 2020, dalle 19:45

Canzone Romana e Siciliana a confronto, storie e tradizioni comuni, culture diverse ma affini, due lingue a confronto.

I personaggi e fatti che hanno attraversato la storia del nostro paese sono quasi sempre gli stessi, donne fatali, briganti e uomini d’onore, donne fiere e battagliere, commedianti, uomini di legge e prepotenti, tutti raccontati da cantastorie siciliani e stornellatori romani sempre con una vena di ironia e qualche volta con rabbia. Un universo parallelo che dopo anni si ricongiunge. 

Con Roberto Disma, Rosella Mucci, Valentina Sinagra, Carmelo Ambra, Marco Abbondanzieri, vi aspettiamo sabato 19 dicembre dalle 19:45, in diretta sulla nostra pagina FB.

Caciara e Furria…
da Roma a Catania

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I Soliti Ignoti, ovvero Jazzando per Cinecittà

Giovedì 17 dicembre 2020, dalle 19:45

Sul pittoresco sfondo di una Roma di fine anni ’50, si snodano le rocambolesche vicende di una banda di ladruncoli. 

Tutto ha inizio quando “l’onesto cittadino” (cit. da sceneggiatura) Cosimo viene arrestato per un tentato furto di automobile. Come accade per numerosi film, anche “I soliti ignoti” durante la lavorazione ebbe un titolo provvisorio. Fino a qui nulla di strano, se non per il fatto che questo titolo creò non pochi problemi alla produzione. In principio la pellicola si chiamava infatti “Le madame”, nome che diede il via ad una serie di proteste da parte della Direzione Generale dello Spettacolo. Innovativa anche la colonna sonora affidata a un giovane e promettente Piero Umiliani

Un walking bass in quattro” e il Jazz, musica per noi italiani allora distante dalla celluloide, approda al cinema. È l’anno in cui Mario Monicelli firma uno dei capolavori del cinema italiano, un cinema fino allora strettamente ancorato agli stilemi e i cliché del dopoguerra. “I soliti ignoti” è per antonomasia il film che apre la stagione della commedia all’italiana ma più precisamente è un “Caper Movie” o “Film del colpo grosso” quel modello cinematografico che vive anche adesso una stagione lunga e gloriosa, un genere non propriamente italico e che, con alti e bassi, ha tenuto vivo il cinema internazionale, garantendo anche stabilità economica in un settore che spesso risente delle crisi internazionali e vede i propri introiti vacillare.

Due chiacchiere in diretta FB, giovedì 17 dicembre dalle 19:45, per ricordare uno dei film chiave della nostra cinematografia e una ridda di attori che hanno fatto la storia del nostro cinema. 

I Soliti Ignoti, ovvero
Jazzando per Cinecittà 

I soliti ignoti” è per antonomasia il film che apre la stagione della commedia all’italiana. 

Guardate la live dell’evento che ha ricordato uno dei film chiave della nostra cinematografia e una ridda di attori che hanno fatto la storia del nostro cinema. 

Grazie a tutti per aver partecipato all’evento in live!

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