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SPACC'ARTISTA

Sergio Di Giangregorio

Musicista, chitarrista, cantante, fonico ed ideatore del format “Faccio Cose”. L’Open Mic di Roma. 

Faccio Cose“, è un format di musica dal vivo e stand-up comedy nello stile inglese, cucito su misura per giovani artisti ed artiste che cercano opportunità nella capitale.

Perché vogliamo parlare di Open Mic, Stand-up Comedy e musica dal vivo? Perché ci è mancato tutto. Tanto. 

La musica non si può ridurre ad ascoltare un pezzo in macchina o dalle cuffiette.

Quante volte capita di rivivere emozione attraverso un testo di una canzone. Ecco, la musica non è solo note che funzionano bene insieme. È anche energia, condivisione di esperienze diverse, ma comuni. 

Abbiamo fatto due domande a chi crede nell’esperienza di fare musica. E ha trovato il modo di sostenere giovani artisti creando per loro l’opportunità di esibirsi.

Sergio Di Giangregorio è un musicista; chitarrista, cantante, fonico ed ideatore del format “Faccio Cose” cucito su misura per Roma. 

Il suo format di Open Mic e Stand-up Comedy nasce a Gennaio 2022 con una semplice idea condivisa tra amici. Poi, l’iniziazione ufficiale a Febbraio di quest’anno. 

Lunedì e Mercoledì lo troviamo al Caffè Letterario di Via Ostiense 59. Un locale storico tra San Paolo ed il polo universitario di Roma Tre, centro di ritrovo per studenti e studentesse.
Il martedì, per due volte al mese, “Faccio Cose” si sposta al Let it Beer, zona Tiburtina, tra piazzale del Verano e Piazzale delle Provincie. 

Abbiamo fatto due domande a Sergio Di Giangregorio. Ci siamo incontrati al Caffè Letterario per capire la filosofia che c’è dietro all’organizzazione del suo open mic. 

Porta un chiodo di pelle nera ed ha il tempo contato. Alle 21.00 inizia la serata. Deve preparare il palco, si assicura che che tutto sia a posto. Ha lo sguardo attento, si guarda intorno cercando di prevedere esigenze, persone e cose; è vigile. 

Senza troppi indugi, ho iniziato con la prima domanda. 

Perché nasce Faccio Cose Roma e quali obiettivi ti sei posto?

Faccio Cose” nasce perché ero stanco di girare per l’Inghilterra. Sono tornato a Roma dopo cinque anni di esperienze, belle e brutte. Mi sono divertito, ho girato tra festival musicali, locali e pub di Bristol. 

Quando sono tornato a casa, ho investito tempo ed energie per offrire a giovanə artistə quello che io ero andato a cercare fuori. 

Il format di Faccio Cose Roma si ispira ai contest musicali che troviamo nei “British Pubs”, ma con un’ottica differente. 

Non mi interessa la competizione. Quello che cerco è la condivisione e l’esperienza di fare musica dal vivo. Siamo tutti sulla stessa barca e non credo nella gara tra musicistə, cantantə e/o comicə per aggiudicarsi un premio qualunque.

Faccio Cose è uno spettacolo per valorizzare artistə emergentə che hanno il coraggio di portare se stessə sul palco. Di solito, le nostre serate finiscono con una jam session dove tutti i partecipanti sono liberi di salire sul palco per improvvisare all’unisono, questo credo sia il vero senso di fare musica.

Come fai recruiting di artisti ed artiste che si vogliono esibire?

Curo con attenzione la pagina Instagram di Faccio Cose Roma e stiamo crescendo giorno dopo giorno; è facile partecipare, basta scriverci in DM. 

Dopo aver letto con attenzione tutte le proposte che ci arrivano, stilo una scaletta e contatto direttamente gli artisti e le artiste selezionatə. Sono entusiasta di veder crescere il progetto in modo organico e spontaneo. 

Anche tu sei un musicista e cantante, ti capita di esibirti con i giovani artistə sullo stesso palco di Faccio Cose Roma

Come ho già detto prima non mi interessano le gare. E Faccio Cose non è un contest, è uno spettacolo. Dunque, molto spesso mi capita di accompagnare ragazzi e ragazze con la chitarra acustica o la batteria. Li supporto e cerco di valorizzarli nel miglior modo. 

A fine serata suoniamo tutti insieme e si creano sempre energie bellissime grazie alle quali trovo una motivazione in più per portare avanti questo progetto.

Come vedi le classifiche in ambito musicale? 

Le classifiche non appartengono solo alla musica, pure al ristorante sono importanti le recensioni, le stelline ed i punteggi con Tripadvisor.  

Ci sono sempre state e sempre ci saranno. A me non sono mai interessare. Ascolto per lo più fuori classifiche e fuori classe. 

Credi nel talento? 

No, credo nel duro lavoro e nei momenti di crisi.

Crisi dal greco significa scelta, bivio.1 Le scelte mettono in crisi, ma servono per cambiare ed evolvere. Grazie alle scelte che ho fatto mi sono scoperto. Le crisi servono per riconoscersi e cambiare direzione. 

Ho scelto di abbandonare una carriera stabile in un ufficio del Regno Unito. Ho ritrovato Roma e la sua voglia di fare.
Ho scoperto artisti, ho visto ragazzi sudare per esporsi ed esibirsi sul palco. Dunque, credo più nel duro lavoro, poco nel talento.
Qualsiasi talento, senza impegno è come un campo arato senza semi. 

1 Crisi, vocabolario online Treccani 
Referenze e Link:

Se cercate l’opportunità per esibirvi, basta scrivere in Direct Message alla pagina Instagram @facciocoseroma!

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Workshop Danza Orientale

Domenica 10 aprile 2022, ore 10:30 – 13:00 

Workshop Danza Orientale 

con Michela Monaco, danzatrice, insegnate e coreografa 

Domenica 10 aprile (dalle 10:30 alle 13:00), Michela Lombardo, ci farà conoscere il valore artistico della Danza Orientale e la necessità di una sua rivalutazione sul piano artistico e culturale. 

Cosa faremo insieme? 

· Introduzione alla pratica della “Danza Orientale”; 
· Insegnamento della tecnica e dei movimenti; 
· Studio di una coreografia insieme a Michela Lombardo

Il laboratorio è aperto a tutti, principianti e non, ed è utile portare con sé un velo di tessuto leggero del colore che preferite. 
 
Chi vorrà, potrà rimanere con noi per pranzo e saremo felici di condividere insieme un momento conviviale.
 
Di seguito troverete tutte le info per la prenotazione al workshop e la data del prossimo appuntamento. 
PER PARTECIPARE AL LABORATORIO è necessario contattare la nostra insegnante Michela (392.670.3667) al fine di avere contezza del numero dei partecipanti e poter svolgere tutto in totale sicurezza. 
Oppure potete scriverci per mail a: info@asscalpurnia.it 
COSTO di ogni workshop 25€ + tessera associativa annuale 5€
PRANZO INCLUSO
Workshop 

Danza Orientale 

CALENDARIO 2022
ora 10:30 - 13:00

Domenica 10/04/2022

Domenica 15/05/2022

COSTO di ogni workshop 25€
+ tessera associativa annuale 5€

PRANZO INCLUSO

PER INFO E PRENOTAZIONI: 
info@asscalpurnia.it  

La nostra insegnante,
MICHELA LOMBARDO 392.670.3667

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Workshop Acquerello

Sabato 09 aprile 2022, ore 10:30 – 12:30 

Workshop Acquerello 

con Viviana, artista e professionista del settore  

Grazie a tutte le persone che hanno partecipato sabato scorso al primo workshop organizzato da Viviana

Sabato 9 aprile ci sarà il secondo workshop sulla tecnica dell’ACQUERELLO ARTISTICO

Ecco cosa faremo insieme: 

· Introduzione alla tecnica e cenni sulla teoria del colore; 
· Esprimere i propri stati d’animo e le proprie impressioni del mondo attraverso il colore;  
· L’acquarello come mezzo di espressione;
· Laboratorio mirato sulle esigenze personali di ciascuno partecipante per elaborare un progetto personale alla fine degli incontri sul tema. 

Di seguito troverete tutte le info per la prenotazione al workshop e le date dei prossimi appuntamenti. 

PER INFO E PRENOTAZIONI: info@asscalpurnia.it – Marco Marinelli 366.920.3977 
La nostra insegnante, VIVIANA 351.664.1973 

Le prenotazioni ci servono per capire il numero dei partecipanti al fine di svolgere il tutto nella massima sicurezza per tuttə. 

Per tutta la durata del laboratorio sarà necessario indossare una mascherina FFP2 al fine di proteggere sé e gli altri. 

In relazione alle vostre esigenze, il laboratorio potrebbe essere anche svolto in uno spazio all’aria aperta dato che l’Ex Mercato mette a disposizione dei propri soci uno SPAZIO ESTERNO coperto da un gazebo. 

COSTO di ogni laboratorio  30€ + tessera associativa annuale 5€
Workshop 

Acquerello Ritratto 

CALENDARIO APRILE 2022
Tutti i SABATI, ora 10:30 - 12:30 

9/04/2022 - Acquerello 

16/04/2022 - Ritrattistica 

23/04/2022 - Ritrattistica 

COSTO di ogni laboratorio  30€
+ tessera associativa annuale 5€

PER INFO E PRENOTAZIONI: 
info@asscalpurnia.it – Marco Marinelli 366.920.3977 

La nostra insegnante, VIVIANA 351.664.1973

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Tamango

Sono un gruppo piemontese dalle sonorità selvagge, tribali, ricordano terre gitane, ma si chiamano come un cocktail torinese.

Tamango. Alberto Delfino Tirelli studia giurisprudenza, Marcello Lupo Maida studia filosofia, mentre Federico Anello Economia. Manfredi Maida è il “Tamango” acquisito che si occupa della gestione manageriale del gruppo, non solo, si occupa delle date per i live in giro per l’Italia. 
A breve escono luoghi e date per ascoltarli di nuovo dal vivo! 

Abbiamo fatto due chiacchiere. Qui potete trovare tutto ciò che ci siamo detti. 

Baby Moon, il nuovo singolo, è fuori su tutte le piattaforme. 

Avete appena pubblicato il videoclip su YouTube.
Come è nato questo nuovo progetto? 

Marcello: «Ogni progetto nasce da un’idea comune. Marcello è la testa, Federico le braccia, Alberto le gambe. 

Poi Manfredi, fa da fratello maggiore a tutti noi, ha iniziato a collaborare con le prime grafiche, ora è il quarto Tamango

Il tamango che non vuole suonare ” dice chi ci conosce. 

Manfredi, (N.d.A. fratello maggiore di Marcello Maida) gestisce la parte manageriale del nostro progetto musicale. È fondamentale per portare avanti ciò che ci fa sentire un gruppo con interessi differenti e passioni comuni.» 

Manfredi, la domanda sorge spontanea: credi nel progetto dei Tamango o la tua collaborazione è semplice espressione di amore fraterno? 

Manfredi: «Ai tempi del primo pezzo pubblicato, Malmesso, mi sono trovato nel ruolo di fratello maggiore che sapeva usare photoshop per l’urgenza di una copertina credibile. 

Sicuramente dopo la pubblicazione dell’EP ho sposato il progetto appieno. Ovviamente è difficile scindere le due cose, ma è molto semplice essere innamorato di una cosa che mi sembra anche forte. Se sono ancora qua è perchè ci posso credere senza essere influenzato da dinamiche familiari.»

Tamango. Ho letto su internet che a Torino esiste un cocktail dalle proprietà mistiche che porta lo stesso nome.
C’entra qualcosa con il nome che vi siete dati? 

Federico: «La parte allucinogena e mistica è una menzogna, ma esiste questo drink in Piemonte. Sicuramente è un mix di sostanze dall’elevato tasso alcolico, ma tutto il resto è leggenda.»

Marcello: «Ti diciamo la verità, per la scelta del nome ci siamo trovati in grande difficoltà. Fin dall’inizio volevamo fare musica. 

Andavamo al liceo insieme, ci siamo trovati, abbiamo iniziato a produrre musica. Solo dopo aver scritto la prima canzone abbiamo pensato ad un nome per il gruppo. 

Il tamango, come drink, c’entra perché è una roba particolare che appartiene alla realtà piemontese da cui veniamo, non è il gin tonic, per dire.» 

Federico: «Tamango era una delle prime opzioni. L’abbiamo scelto perché è una parola dalle sonorità rotonde. Si sentono vocali e consonanti che suonano bene in bocca. Un nome sintetico ed eufonico. Ricorda atmosfere Latino-Americane. Ci ispirano le ambientazioni lontane ed esotiche, ci piacciono le miscele di colori musicali, perseguiamo invano contaminazioni con lingue straniere, sperimentiamo. E ci divertiamo nel farlo.» 

Prima di partire con il nuovo progetto, avete fatto un live ai Giardini Ginzburg di Torino. Come è stata la risposta del pubblico? 

Alberto: «Ho un passato di birrerie e pub dove suoni e nessuno ti ascolta. Invece, nei concerti che abbiamo fatto fino ad ora, le persone erano molto attente e cantavano le nostre canzoni. Per i live, in particolare, abbiamo altri tre musicisti che ci seguono e ci supportano per riarrangiare i pezzi. Con una base solida musicale, è stato tutto molto entusiasmante. A me personalmente piace tantissimo suonare live perché è una vera esperienza. Si creano energie e sintonie non ripetibili.» 

E sul digitale? Qual è stata la risposta dei social? 

Alberto: «Sui social non c’è mai un riscontro tangibile. Non si ha mai il privilegio del riscontro umano che, al contrario, possono offrire i live. Se una cosa emoziona la vedi subito, invece nel momento in cui pubblichi un contenuto online è difficile capire quando si fa la cosa giusta. 

Ma crediamo anche che le due realtà siano molto interdipendenti, almeno nella nostra esperienza. Nel senso che, ad ogni concerto, abbiamo incontrato un pubblico interessato che ha iniziato a seguirci sui social. Non è scontato per noi. Magari abbiamo toccato corde che hanno fatto incuriosire o semplicemente siamo piaciuti.» 

Marcello: «In un mondo dove magari per dimostrare interesse con i dati è anche importante il “like” o il “follow”, senza alcun giudizio a riguardo, i live ci hanno permesso di entrare in contatto con un pubblico anche digitale che prima non ci conosceva. Ne siamo veramente felici.»

Ho visto che avete creato un sito per le vostre magliette, dallo stile grafico minimale e raffinato, dal gusto tribale come un simbolo di appartenenza alla vostra realtà, creata da zero ed in continua sperimentazione. 

Marcello: «Sì, in realtà anche per le magliette è nato tutto per caso. 

Dopo un concerto che abbiamo fatto a Torino abbiamo conosciuto dei ragazzi che producevano stampe su magliette e ci hanno proposto di creare delle stampe per i live. Inizialmente siamo partiti con una produzione molto limitata, poi abbiamo creato il sito Shop – Tamango

Crediamo negli incontri e nel caso; quando si ha chiaro in testa l’obiettivo da raggiungere la casualità degli eventi porta spesso nella direzione giusta.» 

Tamango, Concerto Chieri, 25 settembre 2021

Avete già in programma delle date per i prossimi live? 

Manfredi: «Si, Non vediamo l’ora. Abbiamo già delle date su Torino e Chieri. Ancora in definizione i live a Milano e Roma. 

Quest’estate abbiamo intenzione di allontanarci da Torino. Saremo sicuramente in Puglia, perché siamo entrati in contatto con un’organizzazione che organizza Festival per il periodo che va da Aprile a Luglio. 

Appena avremo le date ufficiali saranno pubblicate sui nostri social.» 

Ho rivisto molti riferimenti cinematografici sia nei testi dell’EP che nei videoclip. Citate Wim Wenders con “Il Cielo Sopra Berlino” mentre Woody Allen ricorre nel testo di “Maladie D’Amour”. 
Da dove nasce questa passione per il cinema? 

Marcello: «Allora, partendo dal presupposto che Alberto al liceo organizzava cineforum nei giorni di autogestione, la verità è che i riferimenti cinematografici sono spesso capitati. 

Per dire, “Il cielo sopra Berlino” non si chiamava così. Il titolo originale è “Ombra Cinese”. 

Poi mia mamma, ascoltandola, disse che il testo le ricordava la trama del film di Wim Wenders. Nessuno di noi tre aveva mai visto quel film.» 

Federico: «Ho visto il film [Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin, 1987)] dopo aver scritto la canzone. Lo stesso vale per i titoli delle nostre canzoni. Sono l’ultima cosa che rivediamo dopo aver scritto e prodotto i nostri pezzi.» 

Alberto: «La canzone che si chiama Platani ad esempio si doveva chiamare “E poi lo sai”, probabilmente è ancora salvata così da qualche parte.» 

Cosa vi ispira? 

Marcello: «In realtà, ciò che veramente ci ispira è cercare di ricreare un ecosistema gipsy che sappia parlare di libertà. 

Con il pezzo Lucciola, quando siamo in live, esasperiamo moltissimo la parte strumentale che ci ricorda atmosfere gitane di libertà espressiva. 

Queste atmosfere incontaminate ed aperte hanno influenzato l’estetica del videoclip di “Baby Moon. Nel singolo troviamo un sound più soul e meno gypsy, ma rimangono le contaminazioni tra lingue straniere nei testi. Dalle voci femminili ed il francese di Lucciola all’inglese di Baby Moon. Ci piace spaziare tra coordinate geografiche e modi di dire in altre lingue.

Ci piace spaziare tra coordinate geografiche e modi di dire in altre lingue. Ci piacciono le miscele e le fusioni tra elementi che non si assomigliano per creare contrasti dai confini aperti.» 

Alberto: «Ci ispirano anche elementi tribali tanto nell’estetica quanto nelle sonorità. Nel drop di “Baby Moonsono palesi le influenze che ricordano ritmi selvaggi, lontani dalla civiltà. Nel videoclip creiamo un contrasto tra ambienti claustrofobici e atmosfere incontaminate, senza limiti.» 

E per questo scegliete di esibirvi a piedi nudi? 

Alberto: «Beh, si forse anche per questo.» 

Federico: «No, è perché non sappiamo che scarpe mettere.»

Marcello: «Dai, diciamo che è una presa di posizione, perchè abbiamo fatto concerti scalzi anche quando pioveva e non era necessario. La scelta deriva dalle nostre estati. Di solito andiamo tutti insieme a Levanzo, venti giorni di vacanza. Un’isola della Sicilia dove domina la natura. Un ristorante, un bar e pochissimi abitanti. Ma d’estate si riempie di ragazzi che suonano, ballano. Ti ritrovi circondato dalla musica su di una superficie che non supera i 6 km². Mare e musica ovunque. 

Nei nostri pezzi volevamo ricreare quelle atmosfere in bilico tra il senso di libertà e la ricerca del sublime di fronte alla vastità della natura. Quei venti giorni all’anno sono il nostro momento di respiro. Dunque, abbiamo cercato di trasporli in musica. I piedi nudi sono un simbolo di quel posto.»

Alberto: «Si, Levanzo e le vacanze estive in quell’isola mi hanno insegnato che non voglio fare altro che il musicista nella vita. Potrò anche fare mille altri lavori, ma ciò che mi appartiene sinceramente è poter creare con la musica. Dunque, i Tamango sono una bella scusa, sono il mezzo necessario e sincero per galleggiare in superficie tra i biglietti del tram e gli impegni universitari.» 

Le vostre muse. 

Marcello: «Allora, mi divido tra il descrivere l’animo di una persona che conosco molto bene e le situazioni che osservo nelle vite altrui. Sono in bilico tra il “so chi sei e te lo racconto” e  il “non so chi sei, ma lo sto immaginando”. 

La ragazza che conosco da una vita c’è sempre in qualche parola nei testi; poi il resto si tratta di situazioni che vivo, osservo e scrivo.

Diciamo che anche Woody Allen è una musa. Amo l’uso delle parole e ammiro come il regista sappia usarle nelle sceneggiature, in maniera sapiente e precisa al solo fine di vivificare l’arte, parlando del niente. Studio filosofia, quindi, che altro devo fare se non parlare del niente? E poi, la mamma. D’altronde, senza di lei, non avremmo mai cambiato il titolo della canzone “Ombra Cinese.» 

Alberto: «Parlando di muse, credo che per i Tamango la vera musa sia la musica. Nel senso che tutti gli artisti e musicisti che ascoltiamo sono generatori di idee. Ascoltiamo tutte robe diverse, ma ci contaminiamo a vicenda. Personalmente ho una triade di artisti che ascolterei in loop. “Le tre J” : James Blake, John Mayer e Jack White.» 

Federico: «Sono d’accordo con Alberto, quando sentiamo qualcosa che funziona musicalmente cerchiamo di seguirla. Ed è un processo che si autoalimenta. Abbiamo orecchio per gli incastri che suonano bene, dunque cerchiamo sempre nuove cose che funzionano. Dei tre sono quello che ha ascoltato più rap Italiano ed elettronica, con Marcello ho scoperto il cantautorato, da Albi esperimenti riusciti bene, nonostante le differenze riusciamo ad incastrare bene stimoli comuni.» 

Ultima domanda: come funziona il vostro processo creativo? 

Crediamo che fare musica sia la più bella fatica che possiamo fare. 

Fatica nel senso che si tratta di un processo di lavoro distruttivo. Non siamo gli artisti che fanno cento canzoni e ne tengono dieci da mettere nell’album. Lavoriamo intensamente a tutti i pezzi che produciamo e li teniamo tutti, con infiniti ripensamenti e modifiche.

Creiamo e distruggiamo ciò che non funziona, con tanto impegno, energia mentale e tempo.
L’impegno deriva dal colmare l'incoscienza iniziale, dando una forma nitida ed un’organizzazione responsabile al processo creativo.

Crediamo anche nel valore che le persone intorno a noi possono offrire al progetto. Per l’ultimo singolo, Baby Moon, abbiamo lavorato insieme ad Andrea, in arte Mixbypunch per il mix and master. Fin da subito ci ha colpito la sua storia perché è riuscito a creare uno studio di produzione dal nulla a Milano e crede nel progetto almeno quanto noi.

Marcello: «Siamo un’equazione perfetta di variabili divergenti, mentre facciamo musica sappiamo come risolvere le nostre differenze.»

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Workshop Acquerello

Sabato 02 aprile 2022, ore 10:30 – 12:30 

Workshop Acquerello 

con Viviana, artista e professionista del settore  

Sabato 2 aprile inizierà il workshop di acquerello e ritratto con Viviana, artista e professionista del settore.

Il primo, dei quattro laboratori, si concentrerà sulla tecnica dell’ACQUERELLO ARTISTICO

Ecco cosa faremo insieme, in questo primo incontro: 

· Introduzione alla tecnica e cenni sulla teoria del colore; 
· Esprimere i propri stati d’animo e le proprie impressioni del mondo attraverso il colore;  
· L’acquarello come mezzo di espressione;
· Laboratorio mirato sulle esigenze personali di ciascuno partecipante per elaborare un progetto personale alla fine degli incontri sul tema. 

Di seguito troverete tutte le info per la prenotazione al workshop e le date dei prossimi appuntamenti. 

PER INFO E PRENOTAZIONI: info@asscalpurnia.it – Marco Marinelli 366.920.3977 
La nostra insegnante, VIVIANA 351.664.1973 

Le prenotazioni ci servono per capire il numero dei partecipanti al fine di svolgere il tutto nella massima sicurezza per tuttə. 

Per tutta la durata del laboratorio sarà necessario indossare una mascherina FFP2 al fine di proteggere sé e gli altri. 

In relazione alle vostre esigenze, il laboratorio potrebbe essere anche svolto in uno spazio all’aria aperta dato che l’Ex Mercato mette a disposizione dei propri soci uno SPAZIO ESTERNO coperto da un gazebo. 

COSTO di ogni laboratorio  30€ + tessera associativa annuale 5€
Workshop 

Acquerello Ritratto 

CALENDARIO APRILE 2022
Tutti i SABATI, ora 10:30 - 12:30 

2/04/2022  - Acquerello 

9/04/2022 - Acquerello 

16/04/2022 - Ritrattistica 

23/04/2022 - Ritrattistica 

COSTO di ogni laboratorio  30€
+ tessera associativa annuale 5€

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Angelo Addessi

La vita e le emozioni rappresentate attraverso la rielaborazione digitale della fotografia

Angelo Addessi, classe 1957, nato a Formia e vive a Roma. Educato da due meravigliosi genitori, segnati nella vita dai tristissimi eventi della Seconda Guerra Mondiale, ha creduto sin da piccolo nei veri valori e profondi ideali della vita. Valori e ideali che lo hanno condotto quasi per mano ad arruolarsi minorenne nell’Arma dei Carabinieri.

Ha sempre creduto fermamente che l’Arma sarebbe stata la sua futura famiglia e così é stato. Contro il volere della madre, che lo lascia libero di decidere sulla propria vita, supera la selezione e si arruola nell’Arma dei Carabinieri fino a raggiungere nei decenni di carriera il grado apicale di Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale di Pubblica Sicurezza.

Ancora oggi ricorda con devozione gli anni di servizio a favore dell’Italia e della Collettività. Ciò che amava del suo lavoro era stare a contatto con le persone e sentirsi saldo riferimento per la vita sociale di un centro urbano. La sua carriera e le benemerenze acquisite negli anni, sono state premiate dal Presidente della Repubblica Italiana nel 1998 che gli conferì l’onorificenza di “Cavaliere della Repubblica Italiana”. Allo stesso modo ora ritrova gli stessi valori di servizio e condivisione nell’espressione artistica. I suoi lavori racchiudono le sfere più intime del suo carattere.

Angelo Addessi continua ora una seconda vita come artista. “Ho imparato che la mia vita è un’eterna lezione. Non ne ho mai abbastanza”, sono state le prime parole che mi ha saputo rivolgere non appena seduti, entrambi pronti per iniziare l’intervista.

Riconosciuto come artista contemporaneo a livello nazionale ed internazionale, opera una rielaborazione di immagini fotografiche originali attraverso software digitali di immediata disponibilità su device mobili e computer più comuni. Si concentra sulla rielaborazione di soggetti che appartengono alla sua quotidianità. 

Sono tangibili i richiami alla Pop Art per l’utilizzo della tecnica di stampa su tela. Ma i colori vividi e decisi richiamano l’impatto delle riproduzioni vignettistiche rielaborate ad olio su tela da Roy Lichtenstein, ingrandite, sgranate, estrapolate dal contesto fumettistico ed autosufficienti in solitaria.

Fin dai primi anni ‘60, due artisti iconici, Andy Warhol e Lichtenstein, fanno propri i metodi meccanici di stampa con il tentativo di democratizzare l’arte e farla scendere dal piedistallo élitario attraverso una riproduzione in serie di opere che immortalano soggetti “popular”, attrattori del vasto pubblico perché icone di un immaginario quotidiano, derivanti dall’esposizione frequente e ripetuta alla comunicazione pubblicitaria. L’opera d’arte perde la sua esclusività e ne acquista il pragmatismo di una società consumistica orientata alla produttività e al mercato.1

Angelo Addessi mi ha spiegato che, ispirandosi a quei maestri emblematici, utilizza la tecnica della stampa fotografica su tela ma con un percorso inverso a quello operato dagli artisti internazionali sopra citati. Egli riscopre l’emisfero emotivo attraverso la rielaborazione digitale del proprio archivio fotografico e poi la impressiona su tela. L’intento è quello di rendere la stampa, non più una riproduzione meccanica ed industriale ma un mezzo in grado di impressionare su tela l’emotività. Egli utilizza inchiostri stampati con una resa in alta definizione per far emergere i dettagli e la brillantezza dei colori. 

Attraverso la rielaborazione digitale di inquadrature quotidiane ne ritrova profili stilizzati dal colore saturo e contrastato. L’essenza delle inquadrature si rintraccia attraverso silhouettes dai colori vividi. Gli scatti perdono il proprio significato originale, trasformandosi in momenti espressivi di emotività e sensazioni personali. 

La stampa serigrafica si fa mezzo per trasportare l’emotività su tela abbandonando la sua caratteristica meccanica. La tela si fa istantanea che immortala le sensazioni ed i movimenti intimi dell’artista. 

Angelo modifica digitalmente un archivio fotografico quotidiano, pixel dopo pixel. I mezzi con i quali rielabora gli scatti sono a disposizione su qualsiasi shop virtuale di applicazioni. Dunque un mezzo a disposizione di tutti che egli ha fatto proprio per creare. Attraverso di essi esprime la propria personalità tenace dai confini netti. Nonostante il carattere saldo e sicuro, ho avuto l’onore di conoscere, attraverso questa intervista, un artista aperto al dialogo, un uomo curioso che mai smetterà di imparare e conoscere. 

Ha esposto le sue opere durante mostre di livello nazionale ed internazionale, è membro attivo del gruppo di artisti autodefinitosi MOSKA. Collabora con lassociazione Culturale non profit Art Experience di Salerno e fa parte degli artisti che hanno partecipato agli eventi fieristici organizzati da NEF, Nord Est Fair. 

Ci siamo incontrati e abbiamo fatto due chiacchiere insieme all’amica e artista contemporanea Nadia Turella. Ad ora, anche lei Spacc’Artista a tutti gli effetti

1Arte del Novecento 1945-2001“, Miriam Mirolla e Guido Zucconi, Mondadori Università, pag. 70-73 
Quando hai capito le tue necessità di espressione attraverso la fotografia digitale e la stampa ad alta risoluzione su cotone vegetale? 

Partendo dal presupposto che non sono fotografo, dico sempre che la mia passione è immortalare istanti per trasmettere emozioni e condividerle con chi le percepisce attraverso i miei lavori. Credo nel potere di fermare il tempo, per me la fotografia digitale è un mezzo per osservare il mondo e rielaborare le immagini per comunicare una sfera emotiva impercettibile ad occhio nudo. Credo nelle sintonie emotive, questi lavori mi permettono di instaurare una relazione con chi osserva attraverso un dialogo muto, fatto di emozioni e colori pieni, vibranti. 

Perché scegli il cotone vegetale come supporto per le tue stampe su tela? 

Il cotone è un materiale molto resistente che non si altera facilmente nel tempo, l’inchiostro che utilizzo per la stampa si addentra in maniera profonda tra il reticolo di fili. Utilizzo inchiostri naturali per le stampe su tela, che rimangono vividi e vibranti. Non avendo elementi sintetici nella composizione rimangono delicati sul tessuto, senza andare a minare la brillantezza del colore con una resa ad alta risoluzione. 

La qualità dei materiali è il mio primo obiettivo al fine di realizzare dei lavori durevoli nel tempo, come sono permanenti le foto digitali archiviate su un qualsiasi hard disk. I pixel rimarranno per sempre incastonati in quel file digitale, e potranno essere visionati in qualsiasi momento, almeno fin quando non sarà obsoleto il formato digitale che permette di salvare quei dati digitali. Ma credo che, anche quando il file risulterà illeggibile per un determinato computer, avremo sempre il modo di estrarlo e trasformarlo in un formato compatibile alternativo. 

Dunque, essendo i dati digitali costanti nel tempo, avevo l’intenzione di dare alle mie opere digitali un supporto fisico che potesse assomigliare ai supporti digitali nella resistenza durevolezza ed efficienza nel futuro. 

Ci vuoi parlare di un’opera in particolare che ti rappresenta e come l’hai realizzata? 

In ogni lavoro catturo attimi della mia vita con semplici scatti fatti con il cellulare. Come un pittore, elaboro l’immagine ma non utilizzo colori a tempera o ad olio. Li sostituisco con effetti di saturazione, contrasto, luminosità e valori tonali, bilanciamento dei colori per modificare i pixel. Il risultato sono quadri quotidiani a lunga durata. Perpetuo attraverso il digitale istanti che emanano vibrazioni non altrimenti percepibili. 

Un lavoro in particolare cattura un istante di vita passata. In gioventù, prima di arruolarmi, facevo il meccanico. Mi entusiasma tuttora capire il funzionamento dei motori. Mi piace il loro rumore e come tutti i pezzi si incastrano per formare un sistema che compie lavoro. 

L’anno scorso ho lavorato ad una fotografia, associata a disegno grafico in digitale, dal titolo “Introspezione” . Ritrae, in un’immagine vivida e vibrante, quel periodo con le mani sporche di olio e la voglia di comprendere ogni meccanismo. Ho fotografato un motore di un veicolo e poi ci ho lavorato sopra digitalmente modificando ogni pixel. 

In fondo, nonostante i miei 65 anni,  sono ancora un apprendista della vita, volo con la mente. Dalla meccanica adolescenziale ai sogni da adulto. Godo dei colori dettati dalla saggezza. Questo è il mio passato, ma anche il presente di chi ricorda. 

Non amo parlare troppo dei miei lavori perché preferisco che ne parli chi li osserva. Per questo ti ho portato alcune critiche che amici e colleghi hanno scritto su questo lavoro, almeno puoi avere uno sguardo più completo. 

Ultima domanda: Mi hai detto che fai parte di un gruppo di artisti che si autodefinisce MOSKA. Perché avete scelto questo nome? 

Beh, tu la conosci l’aneddoto su Giotto e Cimabue? Nessuno sa se sia realmente accaduto, le fonti sono incerte anche in merito al suo apprendistato nella bottega di Cimabue. Ma ne scrive il Vasari nella celebre opera Le Viteed io mi appello a lui come testimone. 

Un aneddoto a cui vogliamo credere perché racconta una forma autoironica di presentazione di sé e degli altri. Noi, artisti del gruppo MOSKA, vogliamo fare i seri senza prenderci troppo sul serio. 

Per questo motivo Giotto ci ha ispirato per la scelta del nome del gruppo. L’aneddoto narra che l’artista, eccellente nella sua tecnica, disegnò una mosca talmente tanto realistica sul dipinto di Cimabue che il maestro cercò di mandarla via scuotendo la tela. Quando si accorse che era  pittura, il maestro capì che l’allievo l’aveva superato e sarebbe stato in grado di camminare con le sue gambe. 

Vi lasciamo al link di seguito un articolo molto interessante sulla mosca nella storia dell’arte, scritto da Silvia Tomasi per CFArtsDove si posa la mosca, che il diavolo dipinge | Conceptual Fine Arts

Referenze e Link

Critiche artistiche scritte da parte di colleghi ed amici ad Angelo Addessi.

Arte del Novecento 1945-2001, Mirolla M. & Zucconi G. (2002). Mondadori Università.

L’Associazione Art Experience, (n.d.). Art Experience. Retrieved March 20, 2022.

Artisti CATS ArtePadova, (n.d.). Retrieved March 20, 2022.

Giotto :: arte italiana :: Galleria degli Uffizi, (n.d.). Uffizi Firenze. Retrieved March 20, 2022.

Dove si posa la mosca, che il diavolo dipinge, Tomasi, S. (2021, March 8). Conceptual Fine Arts. Retrieved March 20, 2022.

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Eventi

Kiwi Sociale

Spacco l’Arte 

Kiwi Sociale 

Venerdì 25 marzo 2022, ore 18:00 – 21:00 
Non prendete impegni per la serata del 25 marzo, vi aspettiamo all’Ex Mercato Torrespaccata per il primo di una serie di eventi organizzati da Macedonia Teatro
 
Il programma della serata? 
 
LIVE PAINTING con tre artistə: Ra-tô-ghè-ton, Mariano De Lorenzis, Chiara Ferlito
Tutte le opere rimarranno in esposizione permanente nello spazio dell’Ex Mercato Torrespaccata.
 
MUSICA DAL VIVO con Tommie Qubla.
 
OPEN MIC: Musica, Slampoetry, Stand-up Comedy
Per l’open mic sono ufficialmente aperte le iscrizioni. Potete mandare una mail a organizzazione@macedoniateatro.it scrivendo nome e cognome; oppure in DM sui profili facebook e instagram di Macedonia Teatro
 
Macedonia Teatro racconta: “Abbiamo scelto il tema Kiwi Sociale per dare un senso ai nostri sfoghi. Potete lasciarvi ispirare, ma anche no“. 
L’evento è organizzato in rispetto delle misure anticovid.
Ingresso con green pass rafforzato, tessera associativa 2022 (5€).
L’evento sarà anche in diretta sulla nostra pagina fb

Grazie a tutti, vi aspettiamo!!! 

Scopri i frutti della Macedonia » 

Kiwi Sociale

Vi siete persi l’evento? Non disperate! 
Ecco a voi i video della diretta. 

Grazie a tutti per aver partecipato all’evento in presenza e in live!

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Attività

Workshop Danza Orientale

All’Ex Mercato Torrespaccata sta per iniziare il workshop di “Danza Orientale“, con Michela Lombardo, danzatrice, insegnante e coreografa. 

Domenica 10 aprile 2022 e domenica 15 maggio 2022 (dalle 10:30 alle 13:00), Michela Lombardo, ci farà conoscere il valore artistico della Danza Orientale e la necessità di una sua rivalutazione sul piano artistico e culturale. 

Cosa faremo insieme? 

· Introduzione alla pratica della “Danza Orientale”; 
· Insegnamento della tecnica e dei movimenti; 
· Studio di una coreografia insieme a Michela Lombardo

Per partecipare al laboratorio è necessario contattare la nostra insegnante Michela (392.670.3667) al fine di avere contezza del numero dei partecipanti e poter svolgere tutto in totale sicurezza. 
Oppure potete scriverci per mail a: info@asscalpurnia.it 
COSTO di ogni workshop 25€ + tessera associativa annuale 5€
PRANZO INCLUSO
Workshop 

Danza Orientale 

CALENDARIO 2022
ora 10:30 - 13:00

Domenica 10/04/2022

Domenica 15/05/2022

COSTO di ogni workshop 25€
+ tessera associativa annuale 5€

PRANZO INCLUSO

PER INFO E PRENOTAZIONI: 
info@asscalpurnia.it  

La nostra insegnante,
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SPACC'ARTISTA

Roberta Sciuto

Ha il mare dentro, negli occhi il fuoco.
Nella testa tante storie da raccontare. 

Nata a Santa Marinella, appassionata lettrice e giovane scrittrice emergente, Roberta Sciuto, classe 1997, ha appena pubblicato il suo ultimo romanzo, “Anime Comunicanti, con Porto Seguro Editore.

L’ultima opera letteraria di Roberta, “Anime Comunicanti” è avvincente e sensuale. Il romanzo è ribelle come lei. Delinea i confini di un cerchio fiabesco che non vuole essere circonferenza.
Si tratta di una storia cruda, appassionante, sensuale e credibile come lo sono i suoi personaggi. Tre fratelli maledetti che non scelgono di essere famiglia e lottano anche contro se stessi per liberarsi.

Un libro che non sarà facile dimenticare perché tocca sfere emotive intense. Di seguito il link se siete curiosi di scoprire di più:
Anime Comunicanti – Roberta Sciuto – Libro – Porto Seguro Editore | IBS 

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei. Ci siamo sedute per tre ore in un bar nel quartiere romano di Monti ed è uscito qualcosa di bello. Di seguito potete trovare tutto ciò che ci siamo dette. 

Anime Comunicanti” ed i suoi personaggi. Ti rivedi nelle tre personalità divergenti o un personaggio ti rappresenta in particolare?

Allora, in generale, credo che sia importantissimo partire dalla propria esperienza per scrivere. E non perché non ci debba essere creatività o finzione. La scrittura è finzione, è disegnare immagini con le parole. Lo scrittore crea un universo di interazioni e di energie che si discosta dal tempo del mondo reale. Insomma, ci sono dei ritmi in un romanzo che non assomigliano alla realtà, ma ci si riflettono con intensità. Lo stesso accade nei film ed in altre opere narrative, cioè lavori che hanno il compito di raccontare storie. 

Tuttavia, mettere dei pezzi di vita nelle mie storie, sensazioni, suggestioni, esperienze personali, aiuta a delineare confini nella narrazione. Le bussole di esperienza diretta mi aiutano a scrivere con intensità e credibilità. Scrivere delle cose che conosci da una vita vuol dire che sai bene di cosa stai parlando, significa essere credibili agli occhi del lettore.

Dunque, sì, confermo, ogni personaggio ha un qualcosa di me, ha un guizzo di me. In “Anime Comunicanti” ad esempio Sael ha il mare. Come me è nata con l’acqua salata tra i capelli. Quindi ciò che mi lega a questo personaggio sono le immagini evocate dal mare. Quelle le ho viste tantissime volte nella mia vita e le ho rielaborate in modo tale che le stessero bene addosso.

Poi, con Sael ho dato vita ad un carattere molto diverso dal mio perché lei è un personaggio emotivamente sterile. Il suo nome in Arabo significa quel confine tra deserto e steppa”. 
Il dono soprannaturale di Sael, dalla pelle olivastra come alghe essiccate al sole, è gestire il calore e la salinità degli alimenti. Inoltre, colleziona ossi di seppia

Dunque in quest’ultimo romanzo vi sono molti “easter eggs” narrativi, dove per ogni personaggio ho scelto scientificamente dei nomi che hanno un proprio significato in altre lingue, un significato che li rappresenta fisicamente e caratterialmente. 

La scelta dei nomi è peraltro funzionale allo stile narrativo del romanzo, essendo esso evocativo di atmosfere fiabesche e dei suoi ritmi ancestrali. Ritroviamo le metafore ed i simbolismi propri della fiaba, esso ha un ritmo simmetrico e circolare come le favole, ma si conclude senza dover per forza unire i capi della circonferenza. 

I protagonisti sono tre fratelli che non si amano, perché non si sono scelti. La famiglia non si sceglie d’altronde. Si odiano e sono costretti a convivere negli stessi corpi a causa di una maledizione. 
Ma da dove proviene questa maledizione? 

Al centro del romanzo sono racchiuse dinamiche familiari sbagliate che prendono vita in una natura ancestrale, senza tempo, dove i suoi elementi si integrano e si sfidano con gli umani. Genitori che non sanno fare gli adulti, inermi di fronte a bambini potenti legati da una maledizione che non conosce tempo.  L’atmosfera è densa di mistero e magia. La natura che ritraggo è una madre cruda con i propri figli, un non-luogo senza coordinate geografiche, dove si deve costantemente combattere per sopravvivere. Una realtà violenta, come in una fiaba dalle tinte fosche

I tre fratelli, Erat, Sael e Reo,  fin dalla nascita sono attirati dal magnetismo della natura, si addentrano quindi nel bosco, ognuno cercando la propria strada. Ciascuno, attirato dalle fronde di un possente albero che vive di vita propria, si taglia con le schegge della corteccia. Ed in quell’istante la maledizione li tiene uniti per sempre. 

Un legame forte di sangue, ma anche di corpo, mente e spirito. I tre fratelli maledetti, sono ora costretti a vivere uno il corpo dell’altro. L’unica libertà che hanno è poter scegliere il corpo attraverso cui fare esperienza di quel mondo lontano, custodito tra le onde del mare e le cime delle montagne. 

Erat ad esempio, la sorella combattente, spietata, riconosce il corpo del fratello Reo come quello più adatto per sé. Lei si sente a suo agio in un corpo maschile, mentre Reo e Sael odiano fare esperienza del corpo della sorella perché la sua energia, cupa e temibile. rimane palpabile anche nella sua assenza. 

La maledizione dunque non ha una genesi, esiste e permane sulle anime dei tre fratelli. Un’unione di corpo e mente che allude ad un simbolismo prossimo al dialogo contemporaneo, ovvero la fluidità di genere ed il sentirsi meglio in un corpo che non ti appartiene dalla nascita.

In alcuni frammenti mi ricorda Baricco. Probabilmente per il fatto che ci ritroviamo immersi in un universo naturale senza tempo a picco sul mare, dove si incrociano destini intrecciati e “comunicanti”.

Ho letto tutto di Baricco, ma ti assicuro che è molto più violento. Lasciando stare Baricco, che mai mi stancherò di leggere, ho cercato di creare una sorta di cammeo per ogni capitolo. Ogni quadro è racchiuso in una cornice senza tempo. Le immagini sono fondamentali per me ed è per questo che il romanzo mi assomiglia. 

“Anime Comunicanti“ vuol essere un romanzo grafico, vuole evocare immaginari, vuole lasciare libero il lettore di vedere universi lontani, ma prossimi e credibili. È ambientato in un non-luogo, tuttavia i sentimenti dei personaggi sono umani e contrastanti. Per questo attraverso di essi ritrovo la credibilità a cui aspiro.

Anche nelle azioni dei personaggi ritroviamo immagini evocative delle proprie personalità, tutte e tre originali e divergenti: Sael ad esempio, è arida ed emotivamente sterile, raccoglie e colleziona ossi di seppia in riva al mare. Credo che in una narrazione efficace tutto debba essere utile. 

Sì, credo che la scrittura creativa sia anche ritagliare pezzi di vita donando loro ritmo, perché essa è azione. Ma anche le pause sono utili per creare dinamismo.  

Nel movimento narrativo e le sue strutture ritmiche, organiche, anche il realismo viene esagerato o ridotto a seconda delle necessità di scrittura. Altrimenti sarebbe una lista della spesa, un elenco telefonico monotono e anacronistico. 

Hai già pubblicato due romanzi. Il primo un’auto pubblicazione dal titolo “Il Ciclo delle Persone che sentono” (2018), mentre il secondo, edito dalla casa editrice Land Editore dal titolo “Luce, Oltre i Confini del Pensiero” (2021). 
Per la tue esperienze, saprai rispondere a questa domanda: Come scrivi e perché ti sei messa in testa di scrivere romanzi? 

Mi sembra sempre necessario scrivere nell’ottica di chi legge, dunque il mio compito è guidare l’attenzione del lettore su determinati elementi, lasciando dietro di me il superfluo. Per guidare è fondamentale avere le idee chiare, il rumore di elementi superflui non aiuta, tutto deve avere uno scopo nella narrazione, altrimenti non ha senso aggiungere pezzi. Un po ‘ come quando metti la sabbia in un retino, fluisce quello che passa attraverso, il resto rimane tra le maglie. Se ciò che rimane viene messo a forza, credo che risulti solo ed esclusivamente esercizio di stile. E l’esercizio di stile il lettore lo capisce, dunque sottovalutare chi legge è sempre una cazzata perché capisce sempre quando quell’elemento narrativo è sbagliato e poco utile. Dunque, mai sottovalutare chi sta osservando. 

Perché scrivo romanzi? Perché credo che tutti abbiamo bisogno di rifugiarci in mondi diversi a volte, ritrovandoci un riflesso di quello che conosciamo già.

Le tue ispirazioni, i tuoi maestri. 

Ho imparato da maestri iconici che è bene scrivere in modo implicito. 

A me piacciono le storie con pochi dialoghi. Ad esempio mi ispira il cinema orientale. Perché il modo di vivere i sentimenti è latente, celato tra le righe.

Ad esempio nel film del regista giapponese Wong Kar Wai dal titolo “In The Mood For Love” (2000)  ci sono pochissimi dialoghi, ma racconta tutto. Tutto ciò che c’è da dire su quel rapporto, su quella relazione, viene detto in maniera implicita attraverso lo sguardo. Non ci sono scene di sesso. Quel film è esattamente ciò a cui aspiro. 

Allo stesso modo mi ispira Ferro 3 (2004) di Kim Ki Duk, regista coreano che è venuto a mancare l’anno scorso. Regista e sceneggiatore meraviglioso. Un film fatto di silenzi, eccetto qualche parola che il personaggio è costretto a far uscire. Le azioni sono tutto. I gesti sono più carichi di senso rispetto alle parole, anche nella vita credo. 

I miei crucci personali sono i film romantici americani. Mi fanno cagare, gusto personale. Parlano troppo, e fanno poco di concreto. In amore, nella realtà come nella finzione, è necessario dimostrare, è necessario far vedere come ami. Perché le parole non bastano.

Credo che le parole svuotino l’intensità del momento e la sua tensione. I dialoghi fanno perdere il mistero che è necessario, nella vita come nella narrazione. 

Quando è che siamo veramente in panico? Quando le persone a cui teniamo non ci scrivono. Nel silenzio ci creiamo storie e film mentali. Nell’assenza della persona amata ne sentiamo il bisogno. Ci chiediamo il perché delle cose e creiamo altre narrazioni. Ecco lo stesso deve fare il cinema. Lo stesso deve fare un romanzo. Devono parlare poco e se parlano, lo devono fare tra le righe. 

Ma non siamo qui per spiegare come scrivere un romanzo, anzi ti dico che a breve inizierò a registrare dei contenuti multimediali  per la piattaforma Kit for You, un video corso su come sviluppare l’idea per creare una storia che sia inclusiva ed aperta al dibattito moderno. L’obiettivo sarà quello di spiegare come creare dei personaggi  “flesh and bones” in carne ed ossa, ovvero credibili.

Come definiresti i romanzi che si trovano nella tua libreria? 

Come dicevo prima mi piacciono le azioni sospese, mi piacciono le tensioni narrative. Dunque, i romanzi che preferisco sono quelli che lasciano con il fiato sospeso, perché sono efficaci nel guidare il lettore oltre l’ultima pagina letta. 

Mi piace leggere romanzi con uno stile molto definito e storie che mi fanno galleggiare in un contesto, in un’atmosfera, all’interno di un immaginario in cui mi posso specchiare. E così si crea uno scambio, un dialogo implicito tra chi scrive e chi legge. La me lettrice non ha bisogno di sentirsi raccontare tutto, parola per parola, in modo pedissequo. Leggo per immaginare e sognare. E scrivo ciò che mi piacerebbe leggere. 

Credo che L’Amica Geniale” (2011, Editore E/O) sia la saga una delle saghe più belle. Credo che Elena Ferrante sia una penna meravigliosa, intensa e cruda, con una grande padronanza di scrittura e del mistero narrativo. Amo il mistero nelle storie, come i segreti che la vita custodisce per il nostro futuro.

Il mondo editoriale ed i social: come la vedi?

Credo che risulti più semplice pubblicare un romanzo se si riesce a creare un personaggio sui social, che sia simpatico, divertente, con il giusto carisma. Perché a monte hai già persone potenzialmente interessate a comprarlo. 

Come autrice emergente e ragazza comune sto capendo il peso dei social e mi impegno molto anche per curare quell’aspetto. Ma non è semplice. Anzi è molto difficile e mi sono resa conto che il mio ruolo è anche quello di incuriosire ed invogliare a leggere. Ma mi ci impegno, perché anche quei numeri virtuali sembrano essere cruciali nel mondo editoriale di oggi.

Magari, credo che sia più semplice il percorso inverso a quello che ho scelto di fare io. Nel senso che è più semplice pubblicare un libro che vende bene con una casa editrice XY, se a monte ti sei già creato/a un personaggio pubblico sui social. E questo non vuole essere frutto di polemica, anzi, credo che sia semplicemente un dato di fatto comprovato da dati empirici nel mercato editoriale attuale.

Ultima Domanda. Il tuo consiglio di lettura. 

La "Trilogia della città di K.", stupendo perché ti lascia con il fiato sospeso

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Workshop Acquerello Ritratto

All’Ex Mercato Torrespaccata sta per iniziare il workshop di “Acquerello Ritratto“, tenuto da Viviana, artista e professionista del settore. 

Nei primi quattro sabati di aprile 2022, Viviana terrà delle lezioni guidate per dar vita a un laboratorio di apprendimento, affrontando in maniera innovativa il disegno e la pittura dando spazio alla creatività, alla condivisione e alle contaminazioni. 

Due laboratori di Acquerello Artistico, dove Viviana ti porterà ad esprimere i tuoi stati d’animo e le tue impressioni sul mondo attraverso il colore. 

Due laboratori di Ritratto, dove Viviana ti aiuterà a mostrare l’essenza interiore di un soggetto, non soltanto la somiglianza letterale. 

Le prenotazioni ci servono per capire il numero dei partecipanti al fine di svolgere il tutto nella massima sicurezza per tuttə. 

PER INFO E PRENOTAZIONI: info@asscalpurnia.it – Marco Marinelli 366.920.3977 
La nostra insegnante, VIVIANA 351.664.1973

Per tutta la durata del laboratorio sarà necessario indossare una mascherina FFP2 al fine di proteggere sé e gli altri. 

In relazione alle vostre esigenze, il laboratorio potrebbe essere anche svolto in uno spazio all’aria aperta dato che l’Ex Mercato mette a disposizione dei propri soci uno SPAZIO ESTERNO coperto da un gazebo. 

COSTO di ogni laboratorio  30€ + tessera associativa annuale 5€
Workshop 

Acquerello Ritratto 

CALENDARIO APRILE 2022
Tutti i SABATI, ora 10:30 - 12:30 

2/04/2022  - Acquerello 

9/04/2022 - Acquerello 

16/04/2022 - Ritrattistica 

23/04/2022 - Ritrattistica 

COSTO di ogni laboratorio  30€
+ tessera associativa annuale 5€

PER INFO E PRENOTAZIONI: 
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La nostra insegnante, VIVIANA 351.664.1973

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