Jessica Fazzion: dipingere per ritrovarsi
Nella sua opera “La Dea Vivace“, si percepisce dal tratto che c’è felicità.
Un volto sorridente incorniciato da riccioli arcobaleno.
La sinuosa spirale assomiglia al simbolo dell’infinito e ricorda il movimento circolare della creatività. Essa non ha un andamento lineare, è circolare e vorticosa. Si manifesta attraverso il colore, la luce, il tratto dinamico e curvilineo.
“Intendevo proiettare su tela un concetto astratto come la felicità. La spirale ha un movimento ipnotico. Le fonti che prendo come modelli sono molteplici, è una costante ricerca.”
Jessica, cosa ti ispira?
Spesso prendo come modello foto di riviste per i volti e lo studio della fisionomia umana.
Non ti nascondo che mi capita anche di prendere ispirazione dai sogni. Di solito faccio sogni molto vividi. Mi è capitato di sognare un pavone che si trasformava in vestito. E quel vestito è ora in progettazione.
Mi affascina l’inconscio ed il suo potere creativo.
Come hai scoperto la pittura?
In realtà, ho iniziato tardi a dedicarmi alle passioni. A vent’anni ho chiesto a mio padre di insegnarmi a disegnare. Faceva il geometra ed è sempre stato molto abile con il disegno creativo e tecnico.
Non ho mai studiato in accademia perché all’età di 16 anni ho iniziato a lavorare in una ditta di pulizie. Mi sono sposata molto giovane e già da adolescente ero completamente indipendente.
Si può dire che ho bruciato le tappe, ma ora mi sto riprendendo tutto ciò che mi sono persa. Ho deciso di iniziare a studiare, mi sono guadagnata il diploma che avevo sacrificato per il lavoro ed ora sto pensando di iscrivermi all’università per studiare storia dell’arte.
Come e quando hai preso questa decisione?
Ho deciso di riprendere gli studi quando ero in crisi con mio marito. Avevamo obiettivi diversi e non più compatibili. Ognuno ha preso la propria strada, distanti e divisi. Non è mai troppo tardi per iniziare a pensare a se stessi.
Durante il lock down ho iniziato a recuperare gli anni persi. Mi sono appassionata allo studio delle scienze umane, la professoressa di storia dell’arte mi ha trasmesso le sue conoscenze a livello empatico ed emotivo.
Hai disegnato una serie molto interessante di volti cinematografici, perché hai scelto questi soggetti per i ritratti a matita su carta?
Perché sono personaggi forti. Come il Marchese del Grillo, Gabriella Ferri o la Sora Lella. Credo che spesso torna utile avere fiducia in se stessi.
Magari l’atteggiamento del Marchese del Grillo è esagerato, ma un minimo di sano amor proprio si consiglia per riuscire a galleggiare in superficie. D’altronde, specialmente nel mondo artistico, si porta in superficie una visione intima.
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