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Io sono uno… Luigi Tenco tra parole, poesie e canzoni

Sabato 17 aprile, dalle 19:45
Io sono uno che non nasconde le sue idee… 
 
Dopo tanti e tanti anni, fiumi d’inchiostro e soprattutto tante canzoni oggi parlare ancora di Luigi Tenco sembra retrivo e scontato, in parte lo è ma allora perché parlare ancora di tante cose inutili all’italiano medio, a cui Tenco proprio allora irrideva, come la dignità umana, la giustizia sociale e l’amore? La musica forse è ancora per pochi una delle poche cose valide e lascia quello spiraglio di luce prima dell’oblio? A noi piace crederlo. 
 
A parer del vero, un vero ben “pilotato” e come luogo comune, la musica e l’arte in genere sono solo una perdita di tempo, non produce ricchezza, intorpidisce e rallenta i processi produttivi, è cattiva consigliera e indirizza le giovani coscienze in ambiti non controllabili. 
Se tutto questo è vero ben venga, siamo fieri di essere musicisti e teatranti, orgogliosi di essere soprattutto cattivi maestri, come lo è stato Luigi, il ragazzo ribelle, scapestrato e di indole indomita, una caratteristica dei giovani ma che negli anni non abbandona mai le persone rette e sincere. 
 
Ormai a cinquanta anni passati dalla morte di quel ragazzo poco perbene molti lo ricordano, i festival e le rassegne non si contano, gli spettacoli e gli omaggi sono ancora più di ieri, ma forse pochi ricordano volutamente le due vene di Luigi, quella prettamente musicale, di cui andava fiero e quella sovversiva di cui era forse, cosciente portatore. 
I dibattiti al Beat 72 con i giovani “capelloni” e le interviste sulla musica e sul suo sogno di un Folk italiano sono il perno della nostra performance. La nostra compagnia ha già trattato Tenco nello spettacolo “Stanza 219” ma ha esposto dubbi su un mistero, un mistero che si snoda tra atroci sospetti di falso suicidio e inquinamento delle prove, questo si reale, tipico del nostro paese. 
 
Le tematiche che Tenco affrontava in tempi lontani, oggi ritornano attuali. Canzoni come ”Cara Maestra”, che gli costò il cartellino rosso dalla RAI per due anni, canzoni come “Una brava ragazza” che allo stesso modo fece adirare, e non poco i moralisti, quelle parole che oggi sembrano scontate, allora avevano però un peso tale da far sembrare Luigi un pazzo, un visionario o peggio un sovversivo fuori controllo. 
In tutto questo c’è però una linea sottile che lega l’opera di Tenco a tutto quel mondo chiamato “Cantautori”, un temine coniato da Ennio Melis, patron della RCA, termine patrocinato poi da grandi manager, come Nanni Ricordi e Crepax, anche loro visionari e col pallino di fare si mercato ma anche cultura, rischiando non poco di persona. Impresari a cui dobbiamo parte della nostra emancipazione morale e sociale, persone che oggi rimpiangiamo per l’acume e il coraggio dimostrato in anni così difficili come l’Italia del dopoguerra e del post Boom economico. 
Per questa volta però faremo finta che Luigi non sia morto, che i temi da lui affrontati e le sue composizioni siano ancora, come lo sono del resto, attuali. Il divorzio, l’emancipazione della donna, l’immigrazione sembrano lontani e scontati temi, conquiste assodate, ma non è così. 
 
Due righe e pochi versi che Faber l’amico di sempre scrisse dopo la sua dipartita, una canzone che difficilmente De Andrè ripropose, come dargli torto…  
Signori ben pensanti spero non vi dispiaccia se in cielo e in mezzo ai santi Dio fra le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte.
Dio di misericordia il tuo bel paradiso l’hai fatto soprattutto per chi non ha sorriso, per quelli che han vissuto con la coscienza pura, l’inferno esiste solo per chi ne ha paura…  
Se non è amicizia questa ditemi cosa lo è…

Io sono uno… Luigi Tenco tra parole, poesie e canzoni 

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Cultura

Mo.S.T. di Marco Abbondanzieri, ClaMa Cults, al Vertical Movie

Mo.S.T. è un piccolo omaggio a tre grandi della cultura italiana, Morricone, Salce e Tenco

Nel 1962 Luciano Salce si trova a dirigere il film “La cuccagna” uno spaccato feroce e veritiero dell’Italia del post boom economico e chiama un quasi sconosciuto Tenco ad interpretare se stesso, ovvero il giovane ribelle e contestatario, l’archetipo delle migliaia di ragazzi che negli anni a venire sconvolgeranno le abitudini e le convenzioni di un’Italia tutta casa e chiesa.

Le musiche sono affidate al maestro Ennio Morricone che confeziona un prodotto degno del suo nome, musiche che vestono le parole dello stesso Salce autore dei testi di “Quello che conta” e “Tra tanta gente“, cantate da Tenco stesso nell’edizione del disco della colonna sonora del film, dove appare anche “La ballata dell’eroe” sempre cantata da Tenco di uno allora sconosciuto Fabrizio De Andrè.

Insieme a Tenco come attori esordiscono Donatella Turri, protagonista della pellicola e Umberto D’Orsi, icona dell’imprenditore senza scrupoli cara al cinema italiano dove si descrivono i vizi e le contraddizioni del boom economico.

Tre personaggi che a modo loro hanno condizionato l’estetica e il modo di fare cinema e musica negli anni che li hanno succeduti. Tenco il più giovane se ne va per primo, con la sua morte diventa lo spartiacque tra la canzonetta e la musica d’autore che dominerà il mercato discografico per molto tempo, Salce è considerato uno dei padri della commedia all’italiana, il suo Fantozzi ne è la testimonianza più vivida, Ennio Morricone non ha bisogno di presentazioni.