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I Disartisti ospitano Luigi Perazzelli

Domenica 13 giugno, dalle 18:30, I Disartisti ospitano Luigi Perazzelli che ci farà scoprire e ascoltare in live il suo nuovo album nello spazio all’aperto dell’Ex Mercato Torrespaccata
 
Se passate per fare un saluto e per godervi la musica, il Bar 33 Giri è aperto per chi volesse fare aperitivo, sedersi ed ascoltare tranquillamente.
 
Non perdete la diretta sulla pagina FB de I Disartisti o su Twitch

Luigi Perazzelli

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Nel Segno del Rock

Sabato 12 giugno, dalle 20:00
Se c’è una speranza è nei giovani e la loro musica 
Erano i mitici anni sessanta quando un giovanotto un po’ spiantato girava con una chitarra sulle spalle per New York in compagnia di una bellissima ragazza con i capelli rossi. Erano sempre quegli anni quando un gruppetto di ragazzi inglesi si divertiva nelle cantine con il blues e ascoltava il Rock & Roll americano.
 
A quel tempo tanti giovani pensavano che la musica avrebbe tolto il male dal mondo e che l’amore avrebbe trionfato, come in America anche in Italia e in tutte le parti del globo. Qualcuno di loro si è bruciato come Icaro al sole, qualcuno ha resistito e qualcuno ha scelto di andarsene prima forse per lasciare di se un ricordo indelebile, magari a 27 anni come nel caso di Hendrix, della Joplin, dell’icona dei Doors, quel Morrison scomparso quasi nel nulla, come un fantasma e tanti altri che è impossibile elencare.
 
A noi sono rimaste le loro canzoni, i loro soli di chitarra e i loro volti, sempre più scavati e sempre più seducenti. Ma oggi? Dove sono andati tutti questi angeli e qualcuno di loro anche maledetto. Di sicuro è impossibile ripercorrere quelle strade, come è difficile che qualcuno possa risuonarci un solo alla Hendrix in modo spontaneo e senza l’ausilio di You Tube??? Però è sempre sulla strada o meglio dire è “On the road per citare un grande della letteratura come Jack Keruac e il suo lascito, che succedono le cose migliori.
 
Il territorio Est di Roma ha pullulato di questa forza e da decenni produce risorse artistiche di riguardo. Nei nostri quartieri sono nati e cresciuti musicalmente decine di artisti, solo per ricordarne qualcuno, Claudio Baglioni, Eros Ramazzotti, Michele Zarrillo, Paolo Carta, Giampiero Artegiani, Enrico Capuano e tantissimi altri che è inutile citare.
 
Ma dove nascono questi talenti, nelle cantine allora, nelle scuole di musica e nelle sale prova oggi. La nostra idea è proprio questa, ricercare questi talenti in casa nostra, nel nostro ambiente familiare, nelle nostre scuole popolari di musica, nei centri di aggregazione culturale e se possibile per strada.
 
Quella strada che ha formato migliaia di giovani musicisti e che oggi sembra morire sopraffatta dalla potenza dei Media. Portare qualcuno di loro, a prescindere dal tipo di genere, in un teatro dove proprio la musica pura non alberga normalmente è una operazione duale e di grosso respiro culturale. Di norma i giovani vedono le strutture teatrali come qualcosa di avulso dal loro mondo, ma al momento del contatto la cosa muta, quella che è indifferenza e a volte vera diffidenza si trasforma in interesse e amore.
 
La sinergia tra queste realtà può dare buoni risultati, il coinvolgimento di pubblico e la ricca tecnica musicale dei gruppi chiamati a tale compito possono e devono essere una occasione d’incontro tra realtà del territorio della periferia sempre più bistrattata e dimenticata, il teatro periferico, le istituzioni e tutte quelle componenti positive e propositive che magari non escono alla luce proprio per mancanza di visibilità, questo progetto vive della collaborazione attiva dagli insegnati e degli operatori della scuola di musica “Mozart” che presta la sua opera nel territorio del VI Municipio dal lontano 1983, struttura che accoglie e raccoglie le esigenze di un territorio periferico a volte di difficile gestione sociale.
 
Motivazione e stesura Integrazione generazionale partecipata, queste sono le parole d’ordine di questa performance aperta a tutti. Spazi come teatri e centri culturali debbono ora più che mai fare da residenza alle esigenze delle nuove generazioni, ma anche a qualche vecchio nostalgico della chitarra Rock, che ultimamente, vista l’emergenza pandemica non ha potuto essere protagonista o semplice spettatore di qual si voglia performance artistico musicale. L’intento è quello di creare connettività e continuità artistico culturale tra persone diverse e soprattutto generazioni diverse. La musica, sempre lei la colpevole, volenti o nolenti è anello di congiunzione, ponte in mezzo al guado della socialità, elemento collante e indissolubile, senza il quale saremmo tutti più poveri, almeno moralmente. 
 
 
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Io leggo… e tu?

Sabato 15 maggio, dalle 20:00 
Rubrica mensile dedicata alla lettura 
A cura di Marco Abbondanzieri e Rosella Mucci 
Con la partecipazione straordinaria in video di tutti gli amici lettori 
 
Avevamo scommesso su una rubrica mensile dedicata alla lettura e anche stavolta abbiamo fatto centro. 
 
Ci seguite in tanti e piace sentir parlare di libri e cultura… con soddisfazione ed orgoglio saremo in diretta con il quarto appuntamento di “Io leggo… e tu?”, sabato 15 maggio dalle 20 con notizie, curiosità e contributi sulla lettura. 
 
Manda il tuo video e parlaci di un libro che ti è piaciuto, farai anche tu parte della puntata del mese. 
 
Bastano 10 minuti dove ti presenti e parli di un libro che ti ha emozionato, chi lo ha scritto e perché ti è piaciuto tanto… fai un video e spediscilo a calpurnia7102011@gmail.com o al numero whatsapp 3297244874.
E sarai in diretta per la puntata sulla nostra pagina FB

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Io leggo… e tu?

Sabato 24 aprile, dalle 19:45 
Rubrica mensile dedicata alla lettura 
A cura di Marco Abbondanzieri e Rosella Mucci 
Con la partecipazione straordinaria in video di tutti gli amici lettori 
 
Non perdete il terzo appuntamento per parlare con voi di libri e lettura. 
 
Ricorda che anche TU puoi essere il protagonista con un contributo video. 
 
Bastano 10 minuti dove ti presenti e parli di un libro che ti ha emozionato, chi lo ha scritto e perché ti è piaciuto tanto… dai che ci vuole… fai un video e spediscilo a calpurnia7102011@gmail.com o al numero whatsapp 3297244874. E sarai in diretta per la puntata del 24 aprile sulla nostra pagina FB!

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Io sono uno… Luigi Tenco tra parole, poesie e canzoni

Sabato 17 aprile, dalle 19:45
Io sono uno che non nasconde le sue idee… 
 
Dopo tanti e tanti anni, fiumi d’inchiostro e soprattutto tante canzoni oggi parlare ancora di Luigi Tenco sembra retrivo e scontato, in parte lo è ma allora perché parlare ancora di tante cose inutili all’italiano medio, a cui Tenco proprio allora irrideva, come la dignità umana, la giustizia sociale e l’amore? La musica forse è ancora per pochi una delle poche cose valide e lascia quello spiraglio di luce prima dell’oblio? A noi piace crederlo. 
 
A parer del vero, un vero ben “pilotato” e come luogo comune, la musica e l’arte in genere sono solo una perdita di tempo, non produce ricchezza, intorpidisce e rallenta i processi produttivi, è cattiva consigliera e indirizza le giovani coscienze in ambiti non controllabili. 
Se tutto questo è vero ben venga, siamo fieri di essere musicisti e teatranti, orgogliosi di essere soprattutto cattivi maestri, come lo è stato Luigi, il ragazzo ribelle, scapestrato e di indole indomita, una caratteristica dei giovani ma che negli anni non abbandona mai le persone rette e sincere. 
 
Ormai a cinquanta anni passati dalla morte di quel ragazzo poco perbene molti lo ricordano, i festival e le rassegne non si contano, gli spettacoli e gli omaggi sono ancora più di ieri, ma forse pochi ricordano volutamente le due vene di Luigi, quella prettamente musicale, di cui andava fiero e quella sovversiva di cui era forse, cosciente portatore. 
I dibattiti al Beat 72 con i giovani “capelloni” e le interviste sulla musica e sul suo sogno di un Folk italiano sono il perno della nostra performance. La nostra compagnia ha già trattato Tenco nello spettacolo “Stanza 219” ma ha esposto dubbi su un mistero, un mistero che si snoda tra atroci sospetti di falso suicidio e inquinamento delle prove, questo si reale, tipico del nostro paese. 
 
Le tematiche che Tenco affrontava in tempi lontani, oggi ritornano attuali. Canzoni come ”Cara Maestra”, che gli costò il cartellino rosso dalla RAI per due anni, canzoni come “Una brava ragazza” che allo stesso modo fece adirare, e non poco i moralisti, quelle parole che oggi sembrano scontate, allora avevano però un peso tale da far sembrare Luigi un pazzo, un visionario o peggio un sovversivo fuori controllo. 
In tutto questo c’è però una linea sottile che lega l’opera di Tenco a tutto quel mondo chiamato “Cantautori”, un temine coniato da Ennio Melis, patron della RCA, termine patrocinato poi da grandi manager, come Nanni Ricordi e Crepax, anche loro visionari e col pallino di fare si mercato ma anche cultura, rischiando non poco di persona. Impresari a cui dobbiamo parte della nostra emancipazione morale e sociale, persone che oggi rimpiangiamo per l’acume e il coraggio dimostrato in anni così difficili come l’Italia del dopoguerra e del post Boom economico. 
Per questa volta però faremo finta che Luigi non sia morto, che i temi da lui affrontati e le sue composizioni siano ancora, come lo sono del resto, attuali. Il divorzio, l’emancipazione della donna, l’immigrazione sembrano lontani e scontati temi, conquiste assodate, ma non è così. 
 
Due righe e pochi versi che Faber l’amico di sempre scrisse dopo la sua dipartita, una canzone che difficilmente De Andrè ripropose, come dargli torto…  
Signori ben pensanti spero non vi dispiaccia se in cielo e in mezzo ai santi Dio fra le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte.
Dio di misericordia il tuo bel paradiso l’hai fatto soprattutto per chi non ha sorriso, per quelli che han vissuto con la coscienza pura, l’inferno esiste solo per chi ne ha paura…  
Se non è amicizia questa ditemi cosa lo è…

Io sono uno… Luigi Tenco tra parole, poesie e canzoni 

Se avete perso l’evento, nessun problema! Guardate il video della diretta. 

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Luci sul Senegal

L’instabilità politica, sociale ed economica che affligge il Senegal è stata manifestata con portata mondiale dal mese di marzo 2021, in seguito alle numerose proteste dei cittadini senegalesi residenti all’estero e alle agitazioni scatenate all’interno del Paese, considerato finora il più pacifico dell’Africa. Il suo Popolo ha espresso una chiara e crescente preoccupazione sulle condizioni di democrazia e comunicazione. 
 

La compagnia Teatro alla Lettera, impegnata sin dalla sua fondazione in tematiche civili e culturali, in collaborazione con le associazioni Sunugal e Calpurnia, organizza un evento social destinato a una raccolta fondi per favorire la connessione internet e i relativi strumenti nelle aree periferiche di Dakar, a supporto del progetto ECO-Pas realizzato in Senegal, finanziato dall’Unione Europea e di cui l’associazione Sunugal è partner.

Presso l’Ex Mercato di Torre Spaccata (Roma), centro culturale attivo nella realizzazione di eventi online organizzati dall’associazione Calpurnia sui canali social di riferimento, giovedì 15 aprile 2021 alle ore 20:00 sarà realizzata la diretta social Luci sul Senegal, ideata dalla compagnia Teatro alla Lettera

Un evento di musica e teatro finalizzato ad approfondire le condizioni del Senegal al giorno d’oggi, senza tralasciare la sua Storia e la sua cultura, a sostegno dell’identità di un Popolo che, in quanto tale, è nato per essere libero. 

Con Marco Abbondanzieri, Roberto Disma, Valentina Sinagra, Oumy N’Diaye, Luca Masotti, Francesco Provenzano. 
 
Vi aspettiamo! 

Luci sul Senegal 

Se avete perso l’evento, potete guardate il video della diretta. 

Un evento di musica e teatro finalizzato ad approfondire le condizioni del Senegal al giorno d’oggi, senza tralasciare la sua Storia e la sua cultura, a sostegno dell’identità di un Popolo che, in quanto tale, è nato per essere libero. 

Nome e indirizzo della banca: Credit Agricole Italia 
IBAN IT65I0623009512000063684823 
Titolare del conto bancario: Associazione Socio Culturale Sunugal 
Causale: Donazione Luci sul Senegal 

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Infelici Notti di Federica Palo

Sabato 10 aprile, dalle 20:00
Disagio mentale, aborto, femminicidio, sono alcune delle tematiche che “abitano” Infelici Notti di Federica Palo, nato dalla decennale attività del collettivo “delirio creativo” e ispirato alla carne viva dei laboratori teatrali tenuti in carcere, nelle comunità di recupero, negli ospedali psichiatrici e nelle scuole. 
Infelici Notti è anche una visione in cui si respirano le atmosfere beckettiane di “Giorni Felici” di Beckett, testo trasfigurato dall’autore Raffaele Bruno e messo al servizio della voce dell’attrice Federica Palo che interpreta una donna intrappolata in un (non) luogo: un manicomio, la fine del mondo o un sogno? Chissà. 
La donna inveisce contro un mondo che non l’ascolta, non la capisce e per questo forse l’ha reclusa, allontanata, nascosta. Soffrirebbe troppo a sentire la sua verità che sa di perdita di umanità, violenza, e paura. 
 
La donna vorrebbe solo essere capita, vorrebbe il suo spazio, uno spazio di incontro che in tempi come i nostri si fa sempre più fatica a trovare. 
Ed ognuno viene lasciato a se stesso, a fronteggiare le belve feroci all’angolo di strade buie, in notti infelici, che sembrano non finire mai. 
 
Vi aspettiamo in diretta sulla pagina FB dell’Ex Mercato Torrespaccata.

Infelici Notti 

Avete perso l’evento? Nessun problema! Guardate il video dello spettacolo di Federica Palo.

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Io leggo… e tu?

Sabato 27 marzo, dalle 19:45 
Rubrica mensile dedicata alla lettura 
A cura di Marco Abbondanzieri e Rosella Mucci 
Con la partecipazione straordinaria in video di tutti gli amici lettori 
 
Eccoci siamo al nostro secondo appuntamento per parlare ancora di libri e lettura. 
 
Questo mese noi vi raccontiamo la storia del libro e come è fatto un libro… e tu?
 
TU puoi essere il protagonista di un contributo video. 
 
Bastano 10 minuti dove ti presenti e parli di un libro che ti ha emozionato, chi lo ha scritto e perché ti è piaciuto tanto… dai che ci vuole… fai un video e spediscilo a calpurnia7102011@gmail.com o al numero whatsapp 3297244874. E sarai in diretta per la puntata sulla nostra pagina FB!

Io leggo… e tu? 

Avete perso il secondo appuntamento sulla lettura? Nessun problema! Guardate il video della direttaGrazie di averci seguito!!! 

I libri di stasera sono: 

· L’interesse superiore di Lucia Ceci 

· Niente di nuovo sul fronte occidentale di E. M. Remarque 

· Le nuove frontiere sulla condizione dei minori nei carceri e non solo di Antonio Turco 

· La vittoria maledetta. Storia di Israele e dei territori occupati di Ahron Bergman 

· Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu 

· Zorba il greco di Milos Kazantzakis 

· Mia amata Yuriko di Antonietta Pastore 

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Canta che ti passa… Ma tu ci credi?

Sabato 06 marzo, dalle 19:45 
Evento di Ex Mercato Torrespaccata e Marco Abbondanzieri

«Sola me ne vo per la città» così recitava Nella Colombo nel 1945 a fine guerra. Era l’inizio di una stagione nuova, non soltanto per l’Italia provata da vent’anni di regime fascista prima e dalla seconda guerra mondiale poi, ma anche per la neonata canzone italiana che poteva esprimersi fuori dalle logiche della cultura imperante fino ad allora. «Sola me ne vo», ricordata anche come «In cerca di te», è di due autori già molto attivi prima del dopoguerra: Testoni e Sciorilli. La canzone risente dell’aria nuova che si respirava grazie alla liberazione e alla fine del conflitto, ed è vagamente ispirata alla musica d’oltre oceano, quella «musica degenerata» fortemente osteggiata dal fascismo e dal provincialismo italiano. 

Così diceva Carlo Ravasio in un editoriale sul Popolo d’Italia del 30 marzo 1928.
«È nefando e ingiurioso per la tradizione e per la stirpe italica riporre in soffitta violini e mandolini per dare fiato a sassofoni e percuotere timpani secondo barbare melodie che vivono soltanto per le effemeridi della moda. È stupido, ridicolo e antifascista andare in sollucchero per le danze ombelicali di una mulatta o accorrere come babbei ad ogni americanata che ci venga da oltreoceano».

Comunque in barba alle dichiarazioni e agli intenti dei vari portavoce del regime, in Italia si comincia a diffondere quella pratica chiamata canzone della fronda, un genere che irrideva al regime con non tanto velata ironia, canzoni come «Bombolo» o «Maramao perché sei morto» e la famosa «Crapa pelata» di G. Kramer si riferivano a personaggi politici e ai loro vizi e difetti. Dopo la breve stagione dello swing, musica tipicamente d’importazione statunitense, il Festival di Sanremo con la sua prima edizione del 1951, esattamente 70 anni fa, consacra quella che poi diventerà la tradizione della manifestazione stessa, un evento molto conforme al monocolore politico di quegli anni, dove l’imperativo era ricostruire e fondamentalmente dimenticare le tragedie della guerra, insieme alle responsabilità di chi quella guerra l’aveva voluta e cercata. «Grazie dei fiori» cantata da Nilla Pizzi, di Mario Panzeri e di Gian Carlo Testoni vince la prima edizione condotta da Nunzio Filogamo e disputata all’interno del Salone delle Feste del Casinò di Sanremo, trasmessa via radio.

L’anno dopo nel 1952 vince sempre Nilla Pizzi con una canzone che fa il verso alle nostalgie irredentiste, il San Giusto citato nel testo è il santo patrono di Trieste, e l’amore diviso è quello di due amanti separati dai confini italo sloveni. Per la cronaca Trieste ritornò italiana nel 1954. 

Nel corso degli anni la manifestazione sanremese divenne sempre più popolare, già nel 1954 la Neonata TV italiana iniziò a trasmettere, anche se non integralmente, le varie fasi della competizione canora, diventando man mano quel fenomeno sociologico che è ancora oggi oggetto di “chiacchiere” e studio. La banalità del circo sanremese, che negli anni ha visto avvicendarsi personaggi più o meno famosi, più o meno proponibili e tantomeno preparati, è ancora la caratteristica che muove la giostra. Fino ad arrivare al paradosso dell’anno del Covid dopo che teatri, cinema e altri luoghi di aggregazione restano chiusi con tutte le conseguenze che ne derivano per lavoratori e pubblico, personaggi che viaggiano a cifre da capogiro come compenso, si permettono il lusso di pretendere il pubblico in sala paventando abbandoni di cui nessuno rimarrebbe addolorato, tutto mentre il paese si scontra con la gestione di un’epidemia che ha trasformato la vita quotidiana delle persone minacciandone il benessere fisico, mentale ed economico. Un caso eclatante ogni anno, mossa questa ormai consueta che serve solo per alimentare interesse verso una performance vecchia ma ancora troppo importante per esser annullata o solamente mutata. 

Però la storia di Sanremo non è fatta solo di critiche, formalità ed evasione, è anche il volto anomalo e imprevedibile del nostro paese e, soprattutto, è stato il trampolino di lancio di tanti artisti che, anche se perdenti al festival, sono entrati a far parte dell’olimpo della canzone italiana e internazionale, il più emblematico è Vasco Rossi, arrivato ultimo alla sua prima esperienza festivaliera. Non mancano altri esempi come quello di Lucio Dalla. All’esordio del 1966 fu completamente ignorato, mentre qualche anno dopo con «4 marzo 1943» scritta con Paola Pallottino, raggiunse la vetta del successo. La canzone è fintamente autobiografica: Lucio era di Bologna e a Bologna non c’è mare. Quel motivetto suonato come uno stornello e che rifà il verso a brani più esplicitamente dedicati alla maternità, piacque a tanti, forse a tutti. Capace di trasmettere, nonostante l’Italia stesse soffrendo una delle peggiori crisi politiche ed economiche dalla fine del conflitto, speranza, coraggio e conforto attraverso la storia di una maternità involontaria di una novella coraggiosa “Maria” abitante del porto che, “con l’unico vestito ogni giorno più corto” mette al mondo il suo Gesù bambino. Lucio Dalla è uno degli esempi di maturazione artistica post successo sanremese, infatti dopo l’esperienza al festival, per anni si rifugia nella canzone impegnata prima, musicando i versi del poeta Roberto Roversi, poi diventando cantautore a tutto tondo dal 1977, per divenire successivamente quel fenomeno di massa che tutti rimpiangiamo un pochino. Da ricordare che eminenti esponenti del panorama musicale italiano non abbiano mai mosso i passi sul
palco dell’Ariston, solo per citarne alcuni: De Andrè, De Gregori, Guccini

La canzone d’autore viene sdoganata a Sanremo nel 1968 con la vittoria di Sergio Endrico e Roberto Carlos con il brano «Canzone per te» l’anno successivo alla tragica morte di Luigi Tenco

Altro punto di svolta importante sia per la canzone d’autore in sé, sia per l’industria discografica che parallelamente poteva proporre prodotti di semplice evasione, che la nascente canzone impegnata. Una dicotomia questa che, insieme ad altri fenomeni extra festival come l’Italian Prog la musica sperimentale, il Beat in fasi alterne e la ritrovata vena popolare e Folk dei primi anni ’70, ha permesso il progresso del mercato della musica nostrana altrimenti in crisi, con l’avvento e l’esplosione del 33 giri. A metà degli anni ’70 il festival conosce forse il punto più basso sia di ascolti che di qualità. Nel 1974 l’edizione viene trasmessa in differita e soltanto la serata finale in diretta a dimostrazione del calo d’interesse da parte del pubblico che in precedenza aveva affollato i luoghi del festival, e che ora si riduce a poche decine di persone. 

Dai fasti di Domenico Modugno, considerato il proto cantautore del dopoguerra, che nel 1958 a Sanremo con le braccia allargate inneggia a volare nel blu dipinto di blu, tutto prima che la lungimiranza di Nanni Ricordi & friend compiano il miracolo della scuola genovese, passando per
il fenomeno chiamato “Effetto Tenco” che fa mutare la canzone impegnata rendendola visibile ai più, tanto che Amilcare Rambaldi, l’ideatore del festival crea un contro festival intitolato proprio al cantautore morto. Tra tutte queste vicissitudini arriviamo ad oggi con il mediatico evento Festival di Sanremo che, oltre della canzone, si nutre di “chiacchiere”, “polemiche”, “finte querelle” pur di mantenere alta l’attenzione. Un gioco ormai consolidato e ben strutturato dai media, che resta, con i suoi 70 anni, specchio di un paese che fa fatica a maturare e a scrollarsi di dosso il suo atavico conformismo.

Scriveva Luigi Tenco nel suo ultimo messaggio prima di andarsene:
«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita.
Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno, ciao Luigi». 

Vi aspettiamo in live, sempre sulla nostra pagina FB. 

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Avete perso l’evento Festival di Sanremo? Nessun problema! Guardate il video della diretta. 

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Io leggo… e tu?

Sabato 6 febbraio, dalle 19:45
Io leggo… e tu?
 
Ci vediamo sabato 6 febbraio alle 19:45 o giù di lì, sempre diretta Fb in rispetto di tutte le regole anti COVID-19.
 
Intanto guardate un po’!!!!!

Io leggo… e tu? 

La lettura, secondo noi, salverà il mondo. 
Questa è la nostra utopia. 

 
In questo primo appuntamento della nostra rubrica mensile “Io leggo… e tu?” abbiamo presentato la rubrica e la filosofia dietro di essa. 
 
Abbiamo trattato utopie e distopie nella letteratura, parlando dei libri che noi abbiamo apprezzato. 

Ringraziamo per il contributo lo scrittore Alberto Fiori. Ci ha letto un suo racconto: “Nessuna cura“. 

Grazie a tutti per aver partecipato all’evento in live!

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