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Aiutiamo Aiutandoci

La realtà della vita e la sua fragilità temporale ha ripreso la priorità nel nostro quotidiano. 
È troppo tempo che ci siamo sentiti e comportati come se fossimo invincibili, immortali e autosufficienti individualmente.  L’insegnamento più grande è che dobbiamo condividere insieme nel rispetto di tutte le componenti della nostra vita: uomo, animali, natura, mari, cieli è ciò che ancora non conosciamo.
Soprattutto dobbiamo smetterla di modificare a nostro piacimento parti dell’insieme.

Questi sono pensieri ad alta voce, però come nostra consuetudine vorremmo dare il nostro contributo al presente. 

Riportiamo una denuncia dell’USB che riguarda una delle possibili motivazioni del contagio estremo in Lombardia.
Un altro contributo, come sua consuetudine, scritto in maniera chiara e semplice ma di una veridicità estrema di Gino Strada sulla Sanità in Italia.
Un nostro suggerimento consiste nel invitarVi a proteggervi come potete dalla spettacolarizzazione del dolore, perché non è cronaca ma è uso di parti di informazione che servono ad alimentare la rabbia e la violenza fine a se stessa quindi solo dannosa.

Stiamo continuando nel nostro piccolo a contribuire distribuendo cibo e materiale di prima necessita a chi ne ha bisogno in questo momento che amplifica le loro difficoltà, in collaborazione con l’Associazione Sguardo al Futuro e al suo Banco Alimentare.

Se dovessi fare il ministro reintrodurrei la dicitura Ministero della Sanità Pubblica.
Con me non ci sarebbero convenzioni con i privati. Non un euro.
Io sono per una sanità pubblica, di alta qualità e totalmente gratuita.
Per ri-costruirla non servirebbero nemmeno altri investimenti.
Bisognerebbe smettere di rubare.
Almeno trenta miliardi l’anno finiscono in profitto.
Quando una struttura sanitaria che dovrebbe essere ospitale con chi soffre diventa un’azienda in cui si gioca con i rimborsi e il pagamento a prestazione, si mette in atto un crimine sociale.” 
Gino Strada 

Coronavirus, USB: 18 lavoratori positivi al Covid-19 denunciano la Fondazione Don Carlo Gnocchi alla Procura di Milano
Milano, 24/03/2020 15:24 
Con una denuncia depositata telematicamente alle ore 11:37 del 23 marzo 2020 presso la Procura della Repubblica di Milano diciotto lavoratori, quasi tutti positivi al Covid-19 e uno dei quali tuttora ricoverato all’Ospedale Sacco di Milano, hanno chiesto al PM di procedersi per i reati di diffusione colposa dell’epidemia del coronavirus di cui agli artt. 438 e 452 c.p., oltre che di altri reati in materia di sicurezza del lavoro nei confronti del direttore generale, del direttore sanitario e del direttore dei servizi medici socio sanitari dell’Istituto Palazzolo – Fondazione Don Carlo Gnocchi, oltre che del legale rapp.resentante dell’Ampast, la cooperativa di lavoratori socio sanitari che opera all’interno della struttura milanese.
I diciotto lavoratori, aderenti a USB, sono assistiti dall’avv. Romolo Reboa e dagli avv.ti Gabriele Germano e Massimo Reboa, titolare e componenti dello studio legale internazionale Reboa Law Firm molto impegnato nella difesa dei diritti sociali, che attualmente assiste anche molti familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano.
Nella loro denuncia i diciotto lavoratori (inizialmente erano ventuno, ma tre si sono ritirati per paura di ritorsioni datoriali), primo firmatario il fisioterapista Andrea Mastragostino, espongono fatti di estrema gravità: si afferma che i responsabili dell’Istituto Palazzolo – Fondazione Don Carlo Gnocchi, non solo hanno tenuto nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati dal Covid-19, benché ne fossero a conoscenza almeno dal 10 marzo, ma hanno anche impedito ai lavoratori l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza, invece di fornir loro idonei D.P.I. (Dispositivi Protezione Individuale).
“Con grande senso civico hanno voluto sottoscrivere la denuncia anche alcuni lavoratori negativi al tampone del Covid-19 pur sapendo di rischiare il posto di lavoro – ha dichiarato l’avv. Romolo Reboa – in quanto ritengono non si possa rimanere inerti allorché, in una struttura ospedaliera, si mette scientemente a rischio la salute dei lavoratori e dei pazienti. Si tratta di una struttura nella quale, per non perdere i contributi regionali e dei degenti solventi, i lavoratori denunciano vicende incredibili in una nazione evoluta, con lavoratori discriminati rispetto ad altri e centinaia di persone presenti all’interno esposte al contagio, mentre ci si pone all’esterno come benefattori, aprendo un probabilmente lucroso padiglione per malati di Covid-19”.
Significativo del dispregio della salute pubblica un passaggio della denuncia, ove si descrive la discriminazione tra i lavoratori, con quelli iscritti nei libri paga dell’Ampast soc. coop. costretti a portare a lavare a casa i propri vestiti infetti (e, quindi, esponendo al contagio centinaia di persone sui mezzi di trasporto), mentre quelli di dipendenti in busta paga e/o degenti presso la Fondazione Don Carlo Gnocchi venivano lavati e sterilizzati in loco: gli avv.ti Romolo e Massimo Reboa e Gabriele Germano nell’atto all’esame del P.M. ricordano a coloro che “hanno concorso in tale discriminazione epidemiologica, che i virus, come la morte, non fanno distinzione tra lavoratori ‘ufficiali’ e lavoratori ‘interposti’…”. 
Unione Sindacale di Base 

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Eravamo quattro amici al bar…

Mese nefasto per la canzone d’autore italiana quello di gennaio, il 1/1/2003 se ne andava il Signor G, per gli amici Giorgio Gaber, il 4/1/2015 ci lasciava Pino Daniele l’uomo in blues, colui che fece proprio della musica afro americana un vessillo da sbandierare nel paese del bel canto. Il giorno 11 gennaio 1999 anche Faber raggiunge i verdi pascoli che tanto amava e il 27 gennaio del 1967 Luigi Tenco il cattivo maestro, il ragazzo indomito e impavido con occhi profondi e neri, il “figlio della portinaia”, come ama chiamarlo De Gregori, vola in qualche lido a noi sconosciuto, per un colpo di pistola. Colpo che forse non si è dato da solo, come molti sanno o pensano, ma “somministrato” per far tacere una voce scomoda; tutto in quel di Sanremo, manifestazione canora per eccellenza, che a volte assume seriamente l’aria di uno spettacolo circense, con tanto di ballerine, clown e soprattutto tigri di cartone. Una delle canzoni più belle di De Andrè s’intitola proprio “Preghiera in Gennaio” che Fabrizio dedicò all’amico Luigi, alcune delle parole che Faber scrisse al ritorno a casa dopo le esequie di quel piccolo eroe, recitano così:

Dio di misericordia
Il tuo bel Paradiso
L’hai fatto soprattutto
Per chi non ha sorriso
Per quelli che han vissuto
Con la coscienza pura
L’inferno esiste solo
Per chi ne ha paura

Versi come questi non hanno tempo, insegnano l’amicizia e soprattutto fanno si che la canzone italiana e quella d’autore in special modo riescano a sopravvivere alle mode, agli attacchi continui alla cultura nonché ai detrattori della nostra tradizione. La storia poi è nota, dopo Tenco a valanga la canzone d’autore entra prepotentemente nella società. Un’Italia in bilico tra la forte industrializzazione però ancora saldamente ancorata ad un mondo rurale e provinciale, accetta suo malgrado questo nuovo linguaggio.  Il primo bip è proprio a Sanremo, il luogo del delitto, che si manifesta questa tendenza. Nel 1968 difatti vince Sergio Endrigo, uno dei ragazzi di Genova, anche se di nascita non lo era, come quasi tutti i cantautori della “Scuola genovese”. Poi arrivano gli LP che fino allora erano solo prodotti difficilmente collocabili sul mercato, a differenza del microsolco a 45 giri che spopolò agli inizi degli anni ‘60. Insieme alle pretese giovanili e le rivendicazioni della nascente società civile, arrivano sul mercato i Concept Album, e le chitarre in chiesa. Oliviero Pigini  il patron della EKO, storica casa di strumenti musicali, diceva: una chitarra in ogni casa d’Italia e quasi è riuscito nel proprio intento. Ma è sempre Fabrizio de Andrè ad aprire la via al Concept Album nel 1968 con il suo LP “Tutti Morimmo a Stento” un esempio che vedrà poi decine di proseliti seguire le orme del maestro. Il 2020 si presenta come un anno di ricorrenze importanti per la musica d’autore, i 50 anni del capolavoro di De Andrè “La Buona Novella”, Concept Album dei migliori di Faber, dove la fede incontra l’uomo, in cui ogni nota e ogni parola di quel disco hanno un ordine ben preciso e nulla è lasciato al caso. È l’anno del “Signor G” album registrato dal vivo da Gaber nel 1970, il signor G appunto, che segna l’inizio dell’esperienza teatrale di Giorgio Gaber e la sua scomparsa dalle scene televisive. La musica d’autore è ospite d’onore spesso all’Ex Mercato di Torre spaccata, negli scorsi anni molti rappresentanti illustri della nostra canzone d’autore e non solo sono stati presentii nella struttura con le loro performance, ne citiamo solo alcuni come Roberto Kunstler (festival di Sanremo), Andrea Tarquini ( Folk Studio), Claudio Simonetti (Goblin) e tanti altri. Per il 2020 come già anticipato sulla scorsa edizione del giornale è in programma un memorial su Giampiero Artegiani, che ci ha lasciato lo scorso anno, musicista e autore di testi indimenticabili come “Perdere L’amore” di Massimo Ranieri e altri grandi successi della musica leggera italiana. 

Per il mese di giugno è in programmazione il concorso “Parole in movimento” dedicato esclusivamente ai cantautori che si esibiranno in acustico. Ideato da Alex De Vito, patron de “I colori dell’Anima contest” il concorso apre nuove prospettive a chi ama l’arte in genere e la musica in special modo. Alex De Vito dice, “Se ami la musica, pensi di essere bravo e di avere talento, questo concorso fa al caso tuo. Da noi possono partecipare davvero tutti, visto che abbiamo suddiviso i partecipanti in tre categorie, Junior, teenagers e senior. Una opportunità davvero grande per chi ha voglia di mettersi in mostra”. Sulla pagina Facebook “I colori dell’Anima contest” si trovano tutti i riferimenti per la partecipazione al concorso.

Non solo musica, rassegne cinematografiche e teatrali, contest sul Fantasy e sul Cosplay, collaborazioni con istituzioni come la facoltà di lettere e filosofia di Uniroma2, partecipazione attiva con associazioni e realtà del territorio, sinergie con organismi come il CNA, fiere e incontri sull’editoria sono nel programma dell’Ex Mercato di Torrespaccata che vede allargare l’orizzonte culturale e partecipativo per raggiungere un target fatto di condivisione di esperienze per dare linfa ad un territorio troppo svuotato di positività. Al contempo proseguono e si allargano le attività di Scuola Popolare di Musica, i Corsi Base di Teatro, di Yoga e di Parkour.

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Bilanci e prospettive e che prospettive…

Dicembre si sa è il mese dei bilanci e delle feste, feste che ogni anno risentono sempre più della crisi economica ma di più di quella culturale. L’Italia paese di vati, santi ed eroi e soprattutto di artisti ora è in profonda crisi morale, poiché da più di vent’anni a questa parte il bel paese si è visto sottrarre proprio quelle risorse che fino a qualche tempo fa garantivano quella stabilità, anche se minima, alle risorse della cultura, che non è solo benessere morale ma anche fisico.

Un imbarbarimento del linguaggio televisivo, perché quello poi conta oggi e viene compreso, visto l’analfabetismo strutturale degli italiani, sicuramente ha contribuito a questo processo di regressione. Trasmissioni che muovono su argomenti posticci, litigi tra congiunti, chiaramente falsi, piccole conquiste e riconquiste del cuore, ancora più false e peggio allestite e altamente improbabili, come i personaggi che le animano sono il pane quotidiano del povero utente televisivo. Invettive rabbiose di piccoli e maldestri caporali che si ergono a gradi superiori, e chi più ne ha più ne metta.

Tutto questo da una parte e dall’altra una società che rimane o tenta di rimanere civile e umana, modello bistrattato proprio dai personaggi di cui sopra. Calvino nei suoi scritti diceva “Io penso che il divertimento sia una cosa seria”, poche parole e una grande verità. Cultura non è solo libri alti e scritti piccoli, non è solo musica dodecafonica o “L’Anello del Nibelungo” di Wagner ascoltato rigorosamente in tedesco e senza sottotitoli, cultura è anche il leggere leggiadro e ascoltare musica che ci rallegra e ci diverte, magari suonata da e per quattro amici al bar. Purtroppo però anche quest’ultime forme stanno scomparendo. La socialità è stata sostituita dalla corsa all’ultimo gingillo telefonico, anche a costo di indebitarsi e non mangiare per i mesi a venire. 

Roma, culla della civiltà occidentale prima e faro d’oriente poi, città che annovera tra vari primati quello di essere stata additata come il cancro d’Italia, una Roma ladrona, una Roma coacervo di interessi criminali, piena di fannulloni e perditempo, epiteti sparati da piccoli personaggi in cerca di notorietà prima e voti poi, che oggi mentono proprio su quegli attributi, ma che il web, per nostra fortuna ha immortalato. Loro sono oggi i peggior detrattori di un modello culturale che ha visto la nostra città primeggiare in tutti i campi dell’arte, dal cinema alla letteratura, dallo sport alla musica.

Nella nostra sempre più desolata periferia, qualche manipolo di persone comunque muove sempre passi decisi, i fatti di Centocelle e i roghi criminali non fermano questo movimento di riscatto, oggi un bar o un Pub aperti fino a tardi, con i rischi che conosciamo, un piccolo negozio, una libreria e ogni luogo che illumina e crea movimento è un fortino che va difeso. In questi giorni una delle maxi operazioni contro la criminalità organizzata ha portato ad un azzeramento delle teste pensanti delle cosche in Calabria, notizia questa che non ha avuto il giusto impatto mediatico. A tutto ciò poi colpiscono le parole del magistrato che ha coordinato l’operazione che invita i giovani a tornare alle proprie origini e alla loro terra ad occupare quegli spazi morti per non lasciare aria all’illegalità. Questo fa ben sperare. 

Dicevamo all’inizio di bilanci, all’Ex Mercato di Torre Spaccata per tutto l’anno 2019 si sono susseguiti eventi culturali, un piccolo sunto è nella rassegna di locandine e le immagini che pubblichiamo in allegato. Musica, teatro, rassegne, convention, incontri con personaggi dello spettacolo e della cultura romana e non. Autori e registi televisivi e teatrali, glorie della TV che fu e della TV che sarà… Ne citiamo solo alcuni per dovere di cronaca. Il ballerino RAI Jack la Cayenne, accompagnato da Marco Giusti (Stracult), il cantautore Roberto Kunstler, direttamente dal vecchio Folk Studio e vincitore di Sanremo con i testi scritti per Sergio Camariere, il giovane conduttore RAI, Mario Vai, (Uno mattina e altri programmi RAI), il compositore di colonne sonore Marco Werba, (Dario Argento e altri), il comico e attore Salvatore Marino (Zelig e altri programmi), il regista Franco Bertini, e una infinità di ospiti più o meno importanti ma tutti partecipi e consapevoli del mandato dell’Ex Mercato, struttura che in periferia coglie e accoglie iniziative di livello.

Il 2020 sarà zeppo di iniziative e altri stimoli, è previsto un memorial sulla figura di un altro grande periferico come noi, il cantautore e compositore Giampiero Artegiani, vincitore con Massimo Ranieri di Sanremo con uno dei capolavori della nostra musica, la canzone “Perdere l’amore”. Artegiani nativo di Centocelle fu insieme a Michele Zarillo e Paolo Faenza il fondatore dei Semiramis, gruppo Progressive degli anni ’70. Come autore ha scritto testi e musiche per Michele Zarillo, Franco Califano, Manuela Villa e altri. Giampiero ci ha lasciato nel febbraio 2019, il 14 maggio 2020 avrebbe compiuto 65 anni, a lui sarà dedicata proprio nel mese di maggio all’Ex Mercato una o più serate in ricordo. Allo stesso modo si organizzeranno incontri, dibattiti e convention proprio sul progressive italiano, e quello romano in particolare. Gruppi come Il Banco Del Mutuo Soccorso, I Semiramis, I Goblin e altri nascono proprio a Roma, a loro sarà dedicata una particolare attenzione così da far conoscere ai giovani musicisti e non un’altra eccellenza della nostra città.       

Per tutto l’anno 2020 sono previste poi altre iniziative culturali rassegne, dibattiti, incontri, fiere, forum ed eventi a tema con particolare attenzione al mandato primario della struttura di realizzare un vero e proprio progetto di diffusione della cultura e di costituire un luogo d’incontro e discussione per il quartiere e non solo. Al contempo proseguono e si allargano le attività di Scuola Popolare di Musica, i Corsi Base di Teatro, di Yoga e altro. 

Sempre per dirla come Italo Calvino:  

“D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”

Un augurio di buone feste ai lettori

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Ottobrata Romana All’Ex Mercato

Se pensiamo a Rugantino ci troviamo a rivivere Roma in piena età papalina, mentre con Fregoli torniamo ai tempi della Belle Epoque, invece con “Roma Capoccia” di Venditti ci riconduce direttamente all’ormai storico Folk Studio. Tre epoche diverse ma un unico luogo: Roma, e un’unica lingua perché un dialetto quando diventa storia e lascia dietro sé quello che ha lasciato il “romanaccio”, di lingua ci piace parlare. Dagli scritti di “Cronica d’anonimo romano” del ‘300 fino a “Roma capoccia” di Venditti, passano 700 anni, sette secoli durante i quali Roma ha visto passare sulle sue strade papi, re, imperatori e tutta una serie di personaggi più o meno famosi. I vicoli della città eterna e i grossi agglomerati urbani che ormai si estendono ben oltre “le mura” e ormai lontani anche da “Fori porta” sono e sono stati testimoni oculari di avvenimenti che diventano storia, la stessa che occupa buona parte dei libri di testo specializzati in tale materia. A Roma si è concretizzata una ridda di eventi che hanno sia positivamente che negativamente cambiato il volto alla città in primis, ma anche alla nazione e al mondo intero. La presenza del papato prima, centro della cristianità e successivamente il ruolo di capitale d’Italia, hanno fatto di Roma e del suo popolo un elemento cosciente delle proprie capacità e del suo ruolo fondamentale nelle decisioni, anche quelle estreme. Insieme a tutto ciò poche comunità hanno testimoniato con scritti, raffigurazioni e soprattutto con forme d’arte come la poesia e la canzone, le trasformazioni, i fatti di una città e cantato e raccontato i suoi pregi e i suoi difetti. Tutto questo con una lingua quasi sempre in evoluzione, che ha mantenuto una costante radice, senza mai cangiare troppo o senza stravolgere completamente la propria natura irriverente. Le “pasquinate”, gli “stornelli” e i moderni “rapper”, passando per Sor Capanna e Ciancaribella  mantengono una vena di sarcasmo come i versi del Belli e quelli ancora più profondi e irriverenti di Sallustri.

Prelati, nobili, più o meno blasonati, popolani, guardie e ladri sono stati sempre bersaglio di questa vena romana, forse la presenza e la permanenza dei poteri forti che da sempre abitano a Roma ha dato ai suoi illustri cittadini la consapevolezza di essere custodi di un sapere e di una serie di misteri che, se svelati al resto del mondo, potrebbero cambiare le sorti del genere umano.

I segreti del Vaticano e del Viminale sono ormai argomento noto di discussione come lo sono le trame oscure dei vari banchieri, banditi e uomini di governo ormai accomunati da un solo destino quello di gettare un’ombra sinistra sulla città eterna.

Anche qui i nostri poeti e cantanti non hanno fatto sconti a nessuno, come del resto i nostri cineasti, film come “In nome del Popolo Italiano”, o “Brutti, sporchi e cattivi”, per citarne solo due, sono simbolo di una città fatta di palazzi del potere ma anche di baracche e fanno da giusto compendio ad un linguaggio, quello delle immagini, sempre critico e attento alle contraddizioni di una metropoli, che in passato ha vestito abiti più importanti, quello per esempio di ombelico di un impero o di centro di una delle religioni più importanti e seguite del mondo.

Parallelamente alle produzioni di stampo sociale e di costume, con la rivalutazione di figure come Petrolini, Fregoli e Balzani ad opera di Lando Fiorini, “Gabriellona” Ferri e Alvaro Amici  negli anni settanta a Roma nasce la canzone legata al disagio delle periferie e non solo, quel disagio che tanto ispirava Pasolini che romano non era. Ecco allora che Edoardo De Angelis scrive una delle canzoni che fa da spartiacque tra i due mondi: “Lella”. In questa canzone che è d’autore anche se non sembra, abbiamo tutto; la passione, la consapevolezza della colpa che si deve confessare per forza, ma senza rimpianti e la spiaggia di Ostia, il braccio teso verso il mare di Roma, dove nella realtà troverà la morte Pasolini che probabilmente con i suoi film e i suoi scritti molto ha contribuito alla formazione di quei giovani che oggi cantano Roma e le sue strade. La “Lella” di De Angelis e la “Lilly” di Antonello Venditti dividono lo stesso triste destino, quello di essere donne e vittime in un mondo dove la fanno da padrone la morale, il sopruso e il denaro.

Ma la canzone e la poesia romana non sono solo questo, serenate e “canzoni belle e appassionate” per dirla come Petrolini sono l’altra faccia di una città che ha mantenuto il buon umore e il sentimento alto anche nei momenti peggiori. Pur se martoriata da bombardamenti, deportazioni e soprusi di ogni genere Roma dopo ogni guerra ha la forza ancora di poetare e cantare di “Nannarelle” e”Ninette”. “Nunziata” che viene chiamata dall’amato alla finestra non è altro che uno dei momenti più alti della canzone popolare. I barcaroli a cui “Riassomma er viso de Ninetta bella”. La “Gente de borgata” raccontata da uno che di Roma non è, ma viene dal sud, definendosi un bastardo e che narra la sua città di adozione forse meglio di chi è romano, le “Ballate Rap” scandite con un linguaggio ormai quasi incomprensibile ai romani D.O.C., il tutto spalmato nell’arco di poco più di un secolo, sono la testimonianza di una evoluzione culturale che passa per tutte le discipline del linguaggio, dalla canzone alla poesia. Parole come “Ciumachella” e “Core adorato” sono ormai in disuso nel lessico popolare, ma sono però riproposte con termini nuovi, tanto da riempire ancora l’etere, prima e oggi il Web fino ad essere “pompati”, per usare un termine nuovo di zecca, dagli altoparlanti delle macchine che sfrecciano dal centro alla periferia e viceversa. Al contempo questa piccola grande ricorrenza vuole essere un souvenir delle belle giornate romane di ottobre ancora piene di sole, come se l’estate non volesse lasciarci, ma anche delle grandi iniziative di piazza, come il festival di San Giovanni, un atto di ossequio a luoghi di incontro e aggregazione come il Folk Studio e una smisurata lode a personaggi come Petrolini, Romolo Balzani, Trilussa e tanti altri che con la loro arte hanno raccontato Roma e le sue genti. Inoltre tutto ciò è un omaggio a tutti noi che almeno una volta abbiamo canticchiato “La società dei magnaccioni” o ascoltato una poesia del Belli e soprattutto un piccolo ricordo di quelli che come i nostri padri, i nostri zii, nonni e nonne che dopo otto ore di “cantiere” e due soldi in tasca avevano ancora la forza di ridere, di portare tutta la famiglia “Ar gatto D’Oro” e canticchiare “Roma Capoccia der monno n’fame”. 

Per tutto il mese di ottobre all’Ex mercato di Torrespaccata si potrà assistere a incontri, spettacoli e iniziative sulla tradizione romana.

Per tutto l’anno 2019 sono previste poi altre iniziative culturali legate al cinema: rassegne, dibattiti, incontri, fiere, forum ed eventi a tema con particolare attenzione al mandato primario della struttura di realizzare un vero e proprio progetto di diffusione della cultura e di costituire un luogo d’incontro e discussione per il quartiere e non solo. Al contempo proseguono e si allargano le attività di Scuola Popolare di Musica, i Corsi Base di Teatro, di Yoga, Ballo e Danza. 

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Dalla luna a Woodstock, 50 lune fa…

Pensiamo un attimo a quello che sarebbe stata la nostra storia, recente e passata senza la compagnia della Luna. Quel sasso rotondeggiante in cielo, pieno di buchi, pallida e qualche volta rossa, ha nei secoli ispirato poeti, cantanti, musicisti e sciamani di ogni tipo. Possiamo dire, senza fare una cronologia che porterebbe solo via tempo, che tra le più belle canzoni mai scritte ce ne sono almeno una decina dedicate al nostro satellite, da “Al Chiaro di Luna” di Beethoven a “Moon River” di Henry Mancini e tante altre. Melies, nel lontano 1902, immaginò un viaggio proprio la, mettendo su pellicola, con mezzi improvvisati, un racconto audace, ispirato ad uno dei romanzi più famosi di Jules Verne, che prevedeva il lancio di una nave spaziale con un cannone. Tra le prime fantasie e desideri dell’uomo c’è proprio il volo, Icaro brucia le proprie ali precipitando nel vuoto nel desiderio di raggiungere il cielo e Cirano nel 1600 immagina la luna abitata da creature bizzarre, come se la terra non ne ospitasse. Ma veniamo alla realtà, alla fine della guerra nel 1945 iniziano le prime avvisaglie di guerra fredda, il mondo diviso in due blocchi istituzionali ed economici si barcamena per trovare quella stabilità che rimarrà e rimane una chimera ancora oggi. La corsa allo spazio e agli armamenti vede proprio nell’etere il campo di battaglia, gli americani prendono con sé per questa gara colui che aveva contribuito a decimare la popolazione di Londra durante la guerra con quei missili micidiali chiamati V2: lo scienziato tedesco Wernher Magnus Maximilian von Braun (1912/1977). Mentre i sovietici, prima con Gagarin e poi con il “Programma Luna”, solcano il cielo mandando il primo uomo nello spazio e poi atterrando sul satellite con una sonda già nel 1966. Gli americano non stanno a guardare e mettono in piedi il “Programma Apollo” che porterà il 21 luglio del 1969, esattamente cinquant’anni fa, il primo uomo sulla Luna.

Lo stesso anno, nei giorni di metà agosto, un altro evento spaccò in due il corso degli eventi nel mondo occidentale: il concerto di Woodstock, ma facciamo anche qui un poco di storia. Siamo in piena guerra fredda, quella che opponeva gli Stati Uniti al blocco sovietico, o meglio il blocco occidentale a quello Russo-Cinese. Era in corso allora, siamo negli anni ’60, una delle guerre di parte più sanguinosa della storia moderna: il Vietnam. Il paese dell’Indocina era diviso in due, un governo filo nazionalista a sud in antitesi col governo filo comunista a nord. Gli Stati Uniti d’America intervennero pesantemente con uomini e mezzi in questa disputa a favore del sud con le conseguenze che tutti conosciamo. In America e in tutto il mondo si estese un movimento pacifista affinché le ostilità finissero e non solo, negli Stati uniti si combatteva infatti un’altra battaglia, quella dei diritti civili.

Un’onda lunga di presa di coscienza dei propri diritti che partì dagli anni ’50 fino agli anni ’70 e coinvolse milioni di persone nel mondo. In America la contestazione era veicolata dalle contraddizioni interne al sistema capitalistico, la finta e benevola figura di Zio Sam iniziò a scolorire proprio con l’inizio delle ostilità in Corea, un’altra avventura fallimentare del governo degli Stati Uniti, e finì in polvere negli anni ’60, gli anni degli Hippy e della contestazione globale. E la musica e i musicisti che facevano allora? Nel 1961 Peter Seeger scrive una delle canzoni più belle contro la guerra “Where Have All The Flowers Gone” letteralmente tradotto “Dove sono finiti tutti i fiori” riportiamo alcuni passi tradotti “E dove sono finiti i soldati, nello scorrer del tempo, Dove sono finiti i soldati, tanto tempo fa? Dove sono finiti i soldati? Tutti quanti dentro alle tombe! E quando impareranno, allora, Quando impareranno?”. La canzone cantata da Joan Baez e addirittura da un’icona del cinema internazionale come Marlene Dietrich fece il giro del mondo, innescando quel meccanismo di diffusione di un’idea di pace, nuovo e senza interesse di parte. Da lì la storia è nota, già nello scorso numero abbiamo parlato di Woodstock e delle giornate del Peace & Love.

Nel mese di settembre 2019, dal 13 al 29, all’Ex Mercato di Torrespaccata ricorderemo quell’estate di cinquant’anni fa, non dimenticandoci di un altro fatto planetario: il primo uomo sulla luna. Concerti, spettacoli teatrali e molto altro in un festival chiamato “50 lune fa”. 

Il 13 alle 21.00 si aprono gli eventi con “50 anni e siamo ancora qui a cantare…” una kermesse di ricordi, letture, poesie e canzoni ispirate alla Luna e a Woodstock, un viaggio tra le speranze di una e più generazioni e le lotte per i diritti civili e la pace, voci lontane ma ancora attuali, proprio per non dimenticare. 

Ma non solo Luna e Woodstock, il 14 settembre gli Acoustic Sound ci faranno viaggiare con una serata dedicata a due delle voci più importanti e uniche della nostra canzone, quel duo magnifico chiamato Mina/Battisti. Artisti ancora oggi seguiti e soprattutto cantati da più generazioni. Battisti prima e Mina poi, si congedarono dal pubblico televisivo, il grande pubblico come si chiama ancora oggi, a metà degli anni ’70. Rimasero però fedeli alla loro arte con prodotti discografici di livello, un coraggio vero da leoni in un mondo fatto di immagini false per la maggior parte delle volte… 

Il 21 settembre sarà dedicato all’Open Day, con la presentazione degli eventi e delle attività per l’anno in corso e oltre. 

Teatro, musica e didattica musicale, Cosplay, cinema, letteratura e altre attività in corso e in programma verranno presentati dagli insegnanti e dai responsabili delle iniziative, una occasione per conoscere e parlare con altre persone e magari proporre idee e altro. 

Il 22 settembre è la volta del Cosplay con l’evento “Back to school Cosplay” un incontro così organizzato: un foto set gratuito che sarà a disposizione dei cosplayers, una sfilata contest competitiva con la possibilità di sbalordire la giuria interpretando il vostro personaggio al meglio che potete tenendo il palcoscenico, i K-Host live con relative premiazioni
e per un contest canoro molto divertente e particolare con le sigle della nostra infanzia. 

Il 29 settembre a chiusura un pomeriggio e una serata dedicata alla danza con l’associazione DMB. 

Ossia Danza, Movimento Benessere, per apprezzare e capire quanto sia vantaggioso il movimento e la Danza. 

Per tutto l’anno 2019 e per il 2020 sono previste poi altre iniziative culturali rassegne, dibattiti, incontri, fiere, forum ed eventi a tema con particolare attenzione al mandato primario della struttura di realizzare un vero e proprio progetto di diffusione della cultura e di costituire un luogo d’incontro e discussione per il quartiere e non solo. Al contempo proseguono e si allargano le attività di Scuola Popolare di Musica, i Corsi Base di Teatro, di Yoga e di Parkour. 

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Periferie Ghetto, Distopia o Prossima Realtà?

Qualche anno fa, agli inizi degli anni ’60 la TV in Italia era rigorosamente in bianco e nero, la programmazione scarna e riferita solo a poche ore giornaliere con tutta la varietà spalmata su due soli canali, il Canale Nazionale e il Secondo Programma, così chiamato perché ridotto nel palinsesto e avvezzo, secondo la dirigenza RAI, a programmi meno appetibili per il grande pubblico.

Per un genere di second’ordine come la fantascienza non c’era posto, o meglio le scalette giornaliere non davano spazio ad un prodotto così poco seguito dal grande pubblico, bisogna aspettare gli anni ’70 con l’avvento delle TV private per iniziare ad assaporare piccoli capolavori o pellicole meno blasonate del genere.

È in quegli anni che compare in una di queste emittenti private un film inglese dal titolo “Nell’anno 2000 non sorge il sole”, film tratto dal libro di George Orwell “1984” già conosciuto dagli esperti ma celato al grande pubblico. Da allora altre pellicole di fantascienza iniziarono a girare per i circuiti televisivi delle TV libere, come si chiamavano allora, così da costringere la RAI a programmare sempre più spesso cicli di film sci-fi e mini rassegne. Il primato va però a Teleroma 56 che tra il 1979 e il 1980 nel fine settimana presenta una serie di film di fantascienza in un programma diretto da Luigi Cozzi che, esperto e curatore di rassegne di genere, fa conoscere al pubblico romano, specialmente a quello dell’hinterland molto attento e fruitore in prima persona del palinsesto di Teleroma 56, piccoli e grandi capolavori di una categoria filmica fino ad allora lontana dal mondo periferico, ma presente nei Cineclub del centro, dove già era ben consolidata.

La rassegna introduce il pubblico a un mondo filmico di livello; i temi trattati nelle pellicole proposte sono di qualità, non solo alieni e “mostriciattoli vari” come ama chiamarli Luigi Cozzi nelle sue presentazioni, ma anche e soprattutto film impegnati e legati al genere distopico. La distopia è un genere di racconto che la Treccani così definisce: distopìa2 s. f. [comp. di dis-2 e (u)topia]. – Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa): le d. della più recente letteratura fantascientifica. Negli ‘50/60 la cinematografia distonica inizia ad avere consensi poiché va ad attingere a fonti letterarie di valore, autori come G. Verne, H. G. Wells, R. Bradbury e lo stesso G. Orwell, offrono spunti di rilievo. Si realizzano in chiave cinematografica romanzi come “The Time Machine” (1960) tratto dall’omonimo romanzo di H.G. Wells (1895) dove si ipotizza un futuro dell’umanità diviso in due classi distinte, I Morlok, dominatori e cannibali e gli Eloi succubi (e pasto!) dei primi. Ma l’urbanizzazione selvaggia e il tema dell’ambientalismo fanno mutare anche il livello narrativo e gli scenari si trasferiscono dell’immediato futuro. “Soilent Green” (1973) è il film che per la prima volta mette in evidenza lo spaccato tra due livelli di città, la prima costruita per i ricchi, piena di agi e l’altra ormai al collasso, sovrappopolata fino al’inverosimile dove i beni sono razionati e controllati dalle autorità. Il parallelismo delle periferie dei grossi centri urbani e il centro economico finanziario è d’uopo. Bisogna aspettare il 1981 con il capolavoro di J. Carpenter “1997 Fuga da New York” per avere un cinema chiaramente schierato contro la cesura di una società divisa in due, scissione marcata da confini fisici e finanziari. La città del basso è una “prigione” costruita sull’isola di Manhattan da cui non si può uscire, li vengono relegati tutti i reietti della società, emblematica la scena iniziale del film dove alcuni disperati cercano di guadagnare la libertà e vengono lasciati morire nelle acque del golfo, ricorda molto una situazione che spesso ricorre anche ai giorni nostri… L’eroe del film di Carpenter è Jena Plissken interpretato da Ken Russell una via di mezzo tra Rambo e Robin Hood, impegnato suo malgrado a proteggere uno dei massimi esponenti del governo e della repressione, il nemico naturale che ogni uomo libero può avere. Film come “1997 Fuga da New York” hanno poi ispirato una serie di altri prodotti come “1990 i Guerrieri del Bronx” (1982) di E. Castellari, con una giovane Moana Pozzi e “2019 dopo la caduta di New York” (1983) pellicole di fattura nostrana.

La letteratura distopica come del resto la fantascienza pura a volte e purtroppo anticipano i tempi. Le previsioni fosche di romanzi come “Fahrenheit 451” del 1953 e l’omonimo film del 1966 diretto da G. L. Godard, dove la società è dominata dall’analfabetismo ed è cancellata ogni traccia di parola scritta, sembrano oggi purtroppo più vicine che mai. La lenta e pianificata mancata alfabetizzazione delle giovani generazioni a favore di una comunicazione e di una formazione basata sulle immagini a cristalli liquidi a scapito della carta stampata, è un anticipo delle previsioni del soggetto di R. Bradbury. Le tinte grigie di racconti del calibro di “1984” e termini come Grande Fratello sono ormai di uso comune per descrivere e qualche volta irridere ad un controllo mediatico su larga scala, fenomeni questi però a diffusione trasversale, tale da renderne l’applicazione molto difficoltosa e che implica nella maggior parte dei casi  una resistenza passiva o attiva che fa ancora sperare. Quello che invece sembra irreversibile è l’ultimo aspetto della distopia, ossia l’inesorabile scadimento morale e qualitativo della società e la divisione più netta che mai tra poveri e ricchi. Le bidonville dei film post apocalittici non sono poi così irreali, gli scenari di città sull’orlo del collasso, collasso che riguarda spesso la parte periferica. la violenza gratuita e lo strapotere delle bande criminali, ben descritte in pellicole come “Distretto 13 le Brigate della Morte” (1976) dello stesso Carpenter e il successivo “I Guerrieri della Notte” (1979), pongono lo schema di una trama che si sta sempre più concretizzando. La miriade di uomini di potere e di tutori dell’ordine corrotti e sempre proni ai voleri di speculatori senza scrupoli, di cui la distopia letteraria e filmica è zeppa, sono la realtà. A noi il compito di imparare dal passato per un futuro migliore, capire che tra le trame di qualche film o libro si annida un monito per il futuro potrebbe essere un’occasione per evitare danni alle generazioni successive.

Prossimamente queste pellicole e altre, saranno oggetto di una piccola rassegna di presentazione di tali opere nei locali dell’Ex Mercato di Torre Spaccata.  

Per tutto l’anno 2019 sono previste poi altre iniziative culturali legate al cinema: rassegne, dibattiti, incontri, fiere, forum ed eventi a tema con particolare attenzione al mandato primario della struttura di realizzare un vero e proprio progetto di diffusione della cultura e di costituire un luogo d’incontro e discussione per il quartiere e non solo. Al contempo proseguono e si allargano le attività di Scuola Popolare di Musica, i Corsi Base di Teatro, di Yoga e di Parkour. 

Frasi celebri: 

“Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.” 
 (Ingmar Bergman

“Quando si va al cinema, si alza la testa. Quando si guarda la televisione, la si abbassa.” 
(Jean-Luc Godard