“Sono Una Bomba – La Storia di Peppino Impastato”
dall’11 al 16 Ottobre al Teatro “Stanze Segrete” di Roma
Nicolò Ayroldi percorre la vita di Peppino Impastato a viso aperto, senza censura. Lo racconta al pubblico trasportandolo in un tempo già segnato. Lo spazio scenico che circonda l’attore rimane costante, immobile e scarno; allegoria della fermezza inamovibile nelle idee e dei valori di Peppino Impastato.
La sua attività ha ispirato libri, canzoni, film che, nel corso della storia, hanno saputo innalzare Peppino ad un’icona della lotta contro la cultura mafiosa. Ha saputo combattere dall’interno; è cresciuto nel giudizio critico del mondo intorno a lui. Ha poi preso scelte consapevoli, discernendo i propri valori da quelli tramandati forzatamente tra le mura di casa.
Nicolò, prima di parlare dello spettacolo prossimamente in scena, descriviti.
Se avessi tre aggettivi per definirti, quali sceglieresti?
Critico, determinato e indefinibile. Critico con me stesso, determinato a raggiungere il mondo che mi si crea nel mio immaginario e indefinibile perché odio le etichette.
Sono nato a Molfetta e a 18 anni ero un calciatore semiprofessionista. Per gravi infortuni non ho potuto continuare quel tipo di carriera.
Ho iniziato a lavorare nei villaggi turistici dove ho scoperto il teatro, quello diretto, senza una quarta parete, un teatro popolare.
Mi sono dedicato alla scrittura di testi comici che ho portato in diversi locali di Roma con un gruppo chiamato “The Comical Brothers“.
A 23 anni ho lasciato il gruppo per iniziare un percorso triennale presso l’Accademia d’Arte Drammatica Cassiopea, dove mi sono diplomato nel 2021.
Adesso collaboro con il Teatro di Roma. Faccio parte del percorso di perfezionamento per attori che dura l’intero 2022 e ci sono diversi progetti in ballo ancora da definire.
Martedì 11 ottobre debutti al Teatro “Stanze segrete“ di Roma con lo spettacolo “Sono Una Bomba”. Raccontaci dall’inizio.
È uno spettacolo nato all’inizio dell’anno 2021. Nella seconda ondata della pandemia.
Non avendo uno spazio dove provare ho iniziato a buttar giù delle idee drammaturgiche sul tema.
La pièce è frutto di un lavoro in primis giornalistico.
Desideravo conoscere più cose possibili della sua vita, così attraverso una ricerca accurata sulla storia della mafia e sui temi che ne derivano, sono riuscito ad avere una visione critica e consapevole sull’argomento per poi potermi abbandonare ad una interpretazione personale.
Hai deciso di portare in scena la vita di Peppino Impastato. Come hai impostato la narrazione nella drammaturgia che hai scritto?
Col susseguirsi di eventi e con la forza della parola, le sue idee prendono forma e prende coscienza dei valori fittizi che il padre Luigi, capo di un piccolo clan di Cinisi, Sicilia, gli inculca sin dalla tenera età. Dopo l’uccisione dello zio Cesare Manzella, capomafia di Cinisi, Peppino, accerchiato da figure criptiche, riesce a prendere una posizione precisa: “combattere la mafia fino alla fine della sua esistenza!”.
È questo l’evento chiave del suo cambiamento.
Nello spettacolo si ripercorrono l’ingenuità fanciullesca, la presa di coscienza, e la ricerca del linguaggio. Un linguaggio canzonatorio, ironico, sarcastico per mettere alla berlina figure intoccabili di boss del quartiere, venerati come santi dai concittadini.
Peppino parla con me, con me Nicolò, e viceversa. Nel racconto capita che elimino il filtro del racconto perché questo percorso mi ha dato molto, mi ha fatto crescere come essere umano e mi piace questo gioco dentro/fuori che mi permette di giocare come un funambolo su questo filo sottilissimo.
Come hai portato avanti il progetto di vedere in scena questo spettacolo nei teatri di Roma?
Guarda, il progetto non è stato semplice. Sento la responsabilità legata alla sua figura iconica. Ho cercato di portare Peppino tra noi, di non renderlo un Dio e soprattutto un eroe, come tutti coloro che sono morti per la mafia.
Lui non è solo questo. Non è un personaggio, è un stato un essere umano come noi, un cittadino, un sognatore, un poeta giullare.
Sono andato a Cinisi dove ho incontrato i suoi famigliari a Casa Memoria Impastato. Poi, Salvo Vitale, compagno di mille racconti su Radio AUT. Giovanni e la figlia Luisa mi hanno accolto con calore, facendomi visitare la casa dove la famiglia Impastato ha vissuto.
Fuori ci sono le 100 mattonelle che separano la casa di Peppino da quella del mandante del suo omicidio, Tano Badalamenti, i famosi 100 passi…
Cosa pensi del lavoro svolto, ormai pronto per debuttare?
Sento di aver compreso l’esigenza di attingere a diversi linguaggi per poter poi trovare uno stile personale di cui non ho ancora una definizione precisa. Ci sono così tanti input nel mondo contemporaneo che si percepisce il cambiamento sociale in cui stiamo vivendo.
In questo ultimo anno, mi sono interrogato sul tipo di narrazione che un attore può portare in scena nel 2022.
Siamo in un periodo dove tutti quanti possiamo parlare di noi, ognuno ha la libertà di poter esprimersi attraverso i social, con una foto, un commento, un video, un reel, condividendolo con un pubblico vasto e illimitato.
Dunque, ho deciso di utilizzare i mezzi a mia disposizione per condividere la storia di un uomo che ha combattuto fino alla morte per la propria libertà di pensiero e d’azione.
Referenze e Link:
Nicolò Ayroldi
Referenze e link:
Via della Penitenza, 3, 00165 Roma RM
SPACC’ARTISTA
Cerchiamo Artistə e le loro Storie
spaccartista@asscalpurnia.it
ASSOCIAZIONE CULTURALE CALPURNIA
info@asscalpurnia.it – 339.791.9309
Seguici su:
CREDITI:
interviste, comunicazione e grafiche » Gaia Tirone
sito e grafiche » myškin